Da ildomaniditalia.eu riprendiamo e pubblichiamo l’articolo di Giuseppe Fioroni
Il capogruppo dei Popolari europei, Manfred Weber, appartenente all’ala destra dei cristiano sociali bavaresi, esce a testa bassa dalle giornate di studio organizzate a Roma con l’intento, neppure troppo velato, di ottenere da Papa Francesco una sorta di benedizione al progetto mirante a saldare il Ppe al partito dei Conservatori e dei Riformisti, presieduto da Giorgia Meloni. Si sa che la Cdu, a cui si affianca nel Parlamento federale tedesco la Csu della Baviera, è molto più cauta su questo punto, giacché vede nella rottura a Strasburgo e Bruxelles dell’asse con socialisti e liberal-democratici un’avventura dai contorni poco chiari. A Roma si è visto come Weber insista nell’operazione, sebbene con effetti per adesso negativi, dal momento che qui trova sponda proprio in Forza Italia, e segnatamente in Antonio Tajani, dato evidentemente l’interesse del mondo berlusconiano a rimettere in discussione gli equilibri all’interno della coalizione oggi alla guida del governo.
Si dimostra ancora una volta come la dissoluzione della Dc abbia determinato in Europa il superamento della dialettica tra l’anima popolare dei democristiani italiani e la vocazione moderata ed efficientistica dei cristiano democratici tedeschi, spostando il Ppe su posizioni che finiscono per oscurare il contributo e l’apporto della cultura politica originaria. Non si capirebbe il messagggio di Papa Francesco, indirizzato ai parlamentari convenuti a Roma, se non in questa ottica di preoccupazione per l’appannamento dell’ideale democratico di ispirazione cristiana. Weber ne deve tener conto e con lui l’insieme dei Popolari europei.
Ma cosa ha detto il Pontefice? Vale la pena riportare uno stralcio del messaggio: “…a me piace dire che ci vogliono dei «sogni» […] Per affrontare [le] sfide come Europa unita, ci vuole un’ispirazione alta e forte. E voi […] dovreste essere i primi a fare tesoro degli esempi e degli insegnamenti dei padri fondatori di questa Europa”. Parole che vanno meditate, non per farne strumento di reciproche rivendicazioni, a dispetto della necessaria distinzione tra ruolo della Chiesa universale e quello dei cristiani impegnati nella vita democratica. In sostanza, l’appello di Papa Francesco deve costituire l’orizzonte di un sano pluralismo per uomini e donne che vogliano comunque, con la loro autonomia, animare una proposta poltica adeguata ai tempi e alle circostanze.
Ora, se pensiamo a una ripresa d’iniziativa dell’area cattolico democratica, essendo questa nostra componente la chiave di volta della possibile ricostruzione di un “baricentro” della politica italiana, lo dobbiamo fare con il cuore e la mente orientati al “sogno” di un europeismo vitale e generoso, impegnativo per il mondo intero. Per questo abbiamo bisogno di non disperdere il senso dell’appartenenza a una determinata visione della democrazia e della libertà, specie nel contesto di un’Europa che si vorrebbe, da parte di forze ultra liberiste, trasformare nel fortilizio dei diritti individuali, intesi radicalmente come leva di una società post-umanista. C’è dunque bisogno di coerenza.
Ecco allora che alcune battute polemiche risultano prive di fondamento. Quando il “radicale” Riccardo Magi (Più Europa) ostenta una linea aggressiva verso il tentativo di comporre una lista democratica e solidarista per le europee, aggredendo in questo caso “Tempi Nuovi” a causa del suo essere esigente sul piano programmatico e politico si cade nella confusione delle lingue e nella mancanza di rispetto degli uni verso gli altri. Noi vogliamo proporre un discorso nuovo, ma non confusamente e in modo equivoco. È dunque logico che una lista, per la quale ci disponiamo a dare un apporto significativo, si caratterizzi come luogo di rispecchiamento di ideali convergenti con la nostra ispirazione democratica e cristiana.
Alle volte anche Calenda sembra incline a rimarcare questo tratto di “identitarismo laico”, dando l’impressione che l’alleanza con Più Europa sia uno sbocco inevitabile. Se così fosse, Magi e Calenda facciano la loro strada, sapendo che non sarà la strada che potremo percorrere insieme. A ognuno compete infatti di rivolgersi agli elettori con tutta la chiarezza necessaria, perché il passaggio delle elezioni europee richiede una grande mobilitazione, oggi più di ieri, in nome di un progetto all’altezza delle sfide per l’integrazione e la convivenza civile, che interessano i popoli e le nazioni del Vecchio Continente.
di Giuseppe Fioroni