Da italiaoggi.it riprendiamo e pubblichiamo l’intervista di Giuseppe Fioroni.
«Il Pd è finito. La vittoria della Schlein segna la nascita di un partito distinto e distante da quello che io e tanti altri esponenti dei Popolari e della Margherita avevamo contributo a fondare nel 2007. Sarà un partito dalle cento sfumature di sinistra, dove il centro non esiste più». Così Giuseppe Fioroni, già ministro dell’istruzione del governo Prodi, sulla vittoria di Elly Schlein alle primarie di domenica contro Stefano Bonaccini. E annuncia: «Non ritirerò più al circolo la tessera del partito, con domenica si è chiusa la mia storia dem. E non sono da solo», dice Fioroni che annuncia Piattaforma popolare-Tempi nuovi: l’ennesimo partito centrista? «È un network di associazioni che partono dal territorio per elaborare una nuova proposta culturale e sociale. Perché i partiti leaderistici hanno mostrato tutti i loro limiti. Prima di votare per qualcuno, la gente ha bisogno di tornare a credere in qualcosa». Sull’assetto delle future alleanze: «Il nuovo Pd assorbirà i voti del bacino di sinistra, con un effetto idrovora anche verso il Movimento5stelle come già avvenuto alle Regionali. Alle Europee si misureranno, dopo un’alleanza sarà inevitabile». E per i rapporti con il governo: «Purtroppo assisteremo a una radicalizzazione dell’opposizione e dello scontro», sostiene Fioroni, «non proprio quello di cui avrebbe bisogno un Paese in crisi e con la guerra alle porte dell’Europa».
Domanda. Elly Schlein è la nuova segretaria. Come cambia il Pd?
Risposta. Il Pd è finito. La vittoria della Schlein, a cui faccio i miei auguri di buon lavoro, segna la nascita di un partito distinto e distante da quello che avevo concorso a fondare insieme a tanti esponenti dei Popolari e della Margherita. Sarà un partito con cento sfumature di sinistra, dove il centro non esiste più, che rivendica a voce dispiegata i diritti e poco si sofferma sui doveri e sulle responsabilità.
D. La sinistra interna è sempre esistita.
R. La sinistra di cui parlo io va al di là della sinistra riformista, non è un caso che oggi rientrino Pierluigi Bersani e Roberto Speranza per i quali il partito di centrosinistra era troppo di centro. Operazione legittima, ma che con il Pd non c’entra nulla. Del resto, la nuova segretaria alla storia del Pd non ha partecipato, essendosi iscritta al partito solo per concorrere alle primarie.
D. E quindi lei cosa fa?
R. Non ritirerò più la tessera del partito al circolo, da domenica con la fine del Pd è finita anche la mia storia dem. È una vita che mi danno con le valigie in mano, lo dicevano con Rutelli, D’Alema, e poi Bersani e Renzi. Ho sempre risposto con una battuta, che non sarei mai andato via, che dovevano cacciarmi. L’avviso di sfratto la Schlein me lo ha dato con un’intervista di qualche giorno fa al Fatto in cui ha detto che non si spiegava come Bonaccini potesse fare un’iniziativa perfino con Fioroni, indicando così chiaramente che non ero gradito né io né la mia storia né i miei amici. E dunque non resterò come ospite sgradito in casa d’altri. Ma non sono solo. Ripartiremo dal territorio con Piattaforma popolare-Tempi nuovi.
D. Un nuovo partito centrista?
R. Piattaforma popolare è un network di associazioni presenti in tutta Italia per elaborare una nuova proposta culturale e sociale. Perché i partiti leaderistici hanno mostrato tutti i loro limiti. Prima di votare per qualcuno, la gente ha bisogno di tornare a credere in qualcosa, deve sentir parlare di futuro, serve cuore e testa. Abbiamo in poche ore già raccolto una quarantina di adesioni in rappresentanza di altrettante associazioni.
D. Un’iniziativa di questo genere non nasce in un giorno. Si aspettava la vittoria della Schlein?
R. Non mi ha stupito. Da tempo avvertivo il fastidio verso di noi e l’esigenza di spostare il baricentro a sinistra.
D. Renzi ha avuto ragione ad andare via?
R. Sono certo che se Matteo Renzi fosse rimasto oggi non avremmo Schlein segretario del partito, la storia sarebbe stata diversa. Alla fine, ha vinto la sinistra radicale.
D. Schlein si è imposta in nome dell’innovazione: una rottamatrice sulla scia di Renzi?
R. La Schlein è l’erede di un certo aspetto comportamentale del renzismo senza Renzi e le sue doti.
D. Come si connota la sinistra di cui sarà interprete il Pd?
R. Con la Schlein si aggiungeranno elementi di populismo e soprattutto di conflittualità permanente che potranno dare al partito qualche decimale di voto più in più ma che non daranno risposte per il futuro delle famiglie italiane. Un partito radical chic, che rivendica diritti ma poco si sofferma sui doveri e sulle responsabilità, a favore della globalizzazione incontrollata e che creerà inevitabilmente problemi anche nella gestione della crisi ucraina.
D. Si riferisce all’invio di armi all’Ucraina?
R. Risolvere la guerra significa continuare a lavorare per la costruzione di condizioni utili a firmare un armistizio e al tempo stesso consentire a chi è stato aggredito di potersi difendere. Serve un equilibrio che è delicato e richiede una lungimiranza che non vedo ad oggi dalle parti del Pd.
D. Le manifestazioni di piazza, quelle di Firenze in nome dell’antifascismo, sono l’anticipo di quello che sarà la nuova opposizione?
R. Mi auguro di no, anche se è quello che temo. Non è di un clima di scontro perenne e di delegittimazione dell’avversario politico che il Paese ha bisogno, con la crisi e la guerra alle porte dell’Europa.
D. Maria Elena Boschi, Italia Viva, a ridosso del risultato delle primarie ha commentato: per i riformisti si aprono spazi interessanti.
R. C’è un’ampia fetta di elettorato che resta senza rappresentanza.
D. Chiusa la via dell’alleanza con il Terzo polo, Giuseppe Conte si è già fatto avanti.
R. Il nuovo Pd assorbirà i voti del bacino di sinistra, con un effetto idrovora anche verso il Movimento5stelle come già avvenuto alle Regionali. Alle Europee si misureranno, dopo un’alleanza sarà inevitabile. Ma l’alleanza di tutte le forze di sinistra non basterà ad essere competitivi verso il centrodestra, al massimo potrà arrivare al 30%.
D. La rottamatrice Schlein ha avuto l’appoggio di pezzi da novanta del partito, come Dario Franceschini che pure ha le sue stesse radici democristiane.
R. Il Pd era nato per coltivare le culture di appartenenza di tutti i fondatori e fare sintesi in nome di una nuova cultura politica. Oggi diciamo che la nuova politica è andata oltre gli intenti, vittima di una sorta di mutazione genetica. Per alcuni è innovazione, per altri trasformismo per altri ancora si tratta di sopravvivenza. Ma credo che sarà una sopravvivenza fatua, la Schlein non potrà che mantenere fede a una radicale discontinuità con quel passato che ha criticato e attaccato.