Dal domaniditalia.eu riprendiamo e pubblichiamo
di Nicola Tuzzabanchi
Gennaro Sangiuliano, passato dalla Rai al governo, coltiva l’ambizione di ridestare il culto dell’identità nazionale. Si sente votato, perciò, alla formazione di un nuovo palinsesto e lo vuole confacente al sogno di una destra adulta e orgogliosa, senza più complessi d’inferiorità. A lui sovviene, in questo slancio creativo, tutta l’esuberanza del commentatore televisivo, più attento a suscitare audience che a promuovere ragionamenti. Ecco allora che nel suo canone ministeriale, vincolante come quello della Rai, è impressa la visione di un’Italia da rifare. E non importa se si scivola così nello spot, tirando in ballo addirittura Dante. In fondo De Gasperi e Togliatti, come è noto, si sfidavano a colpi di citazioni a memoria della Divina Commedia.
Non serve poi molto all’impresa del ministro, pronto a cambiare in nero l’immagine del Dante guelfo bianco. “La destra ha cultura – sosteneva ieri davanti a una platea milanese di Fratelli d’Italia – e ha una grandissima cultura: il fondatore del pensiero di destra nel nostro Paese è stato Dante Alighieri, per la sua visione dell’umano e delle relazioni interpersonali e anche per la sua costruzione politica profondamente di destra”. Certo, si è affrettato a riconoscere, l’uscita suona come “un’affermazione forte”. E perché tanto ardore? “Fare il ministro della Cultura – ha confessato – è un po’ il sogno della mia vita, anche per misurarmi e provare a cambiare quella corrente rispetto alla quale ho sempre remato controcorrente sia nella mia attività professionale di giornalista sia come saggista e cultore della Storia. La destra ha cultura, deve soltanto affermarla”.
Affermare, affermare, affermare: però, pigiato il piede sull’accelleratore, subito si passa al freno. Dice infatti Sangiuliano: “Non dobbiamo sostituire alla egemonia culturale gramsciana della sinistra una egemonia della destra: noi dobbiamo liberare la cultura, perché la cultura è tale se è libera e aperta dialetticamente”. E qui il ministro della Cultura prova a rassicurare la pubblica opinione: “Io non voglio sostituire l’egemonia di sinistra con l’egemonia di destra, ma voglio affermare l’egemonia italiana”. Nientepopodimeno! Dante iscritto d’ufficio al partito, il partito votato all’italica supremazia, la supremazia irrorata di talento ministeriale. Se ci fosse su piazza De Gaulle, non mancherebbe di ribattezzare il tutto con il suo icastico “vaste programme, monsieur”.
Tuttavia, la conclusione può essere un’altra – chiedendo venia al ministro per l’irriverenza – ed è merito di un amico, Antonio Payar, come sempre inventivo e sagace, averla deliziosamente tratteggiata: “Rassegnamoci, a breve i libri di geografia riporteranno che la terra è un pianeta di destra; in più si dirà che il sole sorge evidentemente a destra (e, guarda caso, con i comunisti va giù a sinistra); infine, la rosa dei venti non sarà più come un tempo, proponendo la nuova quadripartizione nord-sud-destra (già est) e ovest”. Insomma, il discorso su Dante è solo un assaggio.