Sabato il Lazio Pride. Ma prima c’è stata l’elezione del primo sindaco donna della storia della città e la nomina a vice sindaco di un omosessuale dichiarato. In quindici giorni, a dispetto di chi l’ha sempre descritta come una delle città più conservatrici d’Italia, espressione della provincia più profonda del Paese, o addirittura Medioevo che si perpetua nel presente, Viterbo si è ritrovata immersa nella contemporaneità. Segno che i tempi cambiano e sono cambiati anche in questa provincia. Cartina al tornasole di una società in evoluzione al di là delle teorie di chi dice il contrario, forse perché intimamente trova più rassicurante il mantenimento dello status quo.
Storicamente quanto accaduto a Viterbo quest’estate fa tabula rasa di tanti luoghi comuni, di tante false verità e di convincimenti probabilmente frutto della mente di chi non si accorge dei mutamenti sociali che sono avvenuti e continuano ad avvenire. E’ probabile che si stanno manifestando sommovimenti che ribollivano sotto traccia e guai voler cogliere in tutto ciò chissà quali improbabili segnali politici per chi la politica la fa per professione. Tra quanti hanno sfilato sabato in centro c’erano persone di sinistra e di destra, come destra e sinistra (a livello culturale e non partitico) si sono fuse quando si è trattato di votare il primo sindaco donna di Viterbo.
Quello che si fa strada in città è un tessuto sociale che vuole sprovincializzarsi, vivendo nel bene e nel male tutte le conquiste, e tutte le contraddizioni, dei tempi moderni. La storia, positiva o negativa che possa sembrare, che ci piaccia o no, non si può fermare e da quando esiste l’uomo ha sempre funzionato così. Prima o poi il cambiamento arriva, quasi sempre quando meno te l’aspetti, ma arriva. E il cambiamento è sempre sinonimo di vita.