Ad aprile cesserà la “moratoria” della Regione Lazio che avrebbe dovuto sospendere per il periodo di un anno, poi ridotto a otto mesi, l’arrivo di nuovi maxi impianti per le energie rinnovabili: fotovoltaico a terra e pale eoliche. Una misura che doveva tutelare soprattutto la Tuscia, dove la concentrazione di queste strutture ha raggiunto livelli record, con grande consumo di suolo agricolo. “Ma così – dice Luisa Ciambella – non è stato. Dati alla mano, possiamo dire che questa moratoria non è servita a niente. Da agosto, infatti, mese in cui è stato introdotto il provvedimento, è arrivato il via libera in sede di conferenza dei servizi a 13 progetti di fotovoltaico in provincia di Viterbo, su una superficie totale coinvolta di circa 600 ettari. A questi si sommano altri 24 progetti (1.150 ettari) che hanno iniziato il loro iter”.
La moratoria varata dalla Regione porta in pratica con sé una contraddizione evidente: sospende le installazioni degli impianti fotovoltaici in vista della mappatura delle aree non idonee alla loro ubicazione, ma non i procedimenti per le autorizzazioni, che nel frattempo vanno avanti, arrivando anche a conclusione. “Sicuramente – commenta ancora Luisa Ciambella – non era questa la misura che insieme a tanti cittadini e alcune associazioni ambientaliste abbiamo invocato con due sit-in, a Ferento e a Civita di Bagnoregio. Non c’è angolo della Tuscia – prosegue – che verrà risparmiato da questa nuova ondata di silicio, con una concentrazione maggiore di istanze nei comuni dove sono presenti stazioni elettriche che fanno da snodo con la rete di trasmissione nazionale (vedi a Montalto e Tuscania) o lì dove presto ne sorgeranno di nuove, come quella tra Vitorchiano e Grotte Santo Stefano (di riferimento per nuovi impianti fotovoltaici nella zona tra Viterbo e Bagnoregio). Ma non è l’unica in previsione. Nessuno è contro le rinnovabili, ma compreso che gli impianti si cumulano proprio intorno alle cosiddette stazioni elettriche, perché non distribuire queste ultime in maniera omogenea su tutto il territorio regionale invece di allocarle tutte o quasi nella Tuscia?”.
“Oggi, davanti alla necessità di tutelare i nostri terreni coltivabili anche rispetto agli scenari di crisi dovuti alla pandemia e al conflitto in Ucraina, si veda l’impennata del costi delle materie prime – conclude Ciambella – rilancio l’appello alla Provincia di Viterbo affinché venga convocato al più presto un tavolo alla presenza di Comuni, Regione, Ministero della Transizione ecologica, Ministero dell’Agricoltura, Ministero della Cultura, associazioni degli agricoltori, associazioni ambientaliste e imprese delle rinnovabili per fare il punto su tutte le domande per impianti fotovoltaici ed eolici e sul loro impatto nel nostro territorio. La Tuscia ha già dato”.