Due anni di pandemia, due anni di contagi sul lavoro. Sono salite a 490 le denunce presentate in tutto il territorio della Tuscia: 303 donne donne e 187 uomini. Un numero che corrisponde complessivamente al 3,9 per cento di tutte le infezioni di origine professionale censite dall’Inail in questo periodo di emergenza sanitaria nel Lazio. Due le denunce mortali a Viterbo e provincia.
Questo e altro emerge dal focus che la Uil di Viterbo ha realizzato elaborando i dati dell’Istituto nazionale assicurazione Infortuni sul lavoro da gennaio 2020 a dicembre 2021.
Mentre nelle altre province laziali – sebbene con numeri diversi per differenza di forza lavoro – la classe più martoriata dai contagi è stata quella tra i 50 e i 64 anni, nella Tuscia quella con più infezioni (186) è stata quella tra i 35 e i 49 anni. Subito dopo viene quella tra i 50 e i 64 anni, con 183 infezioni. Sette i casi tra gli over 64 e 114 tra gli uomini e le donne nella fascia di età fino a 34 anni. Ma in tutto il Lazio le denunce pervenute complessivamente all’Inail in questo interminabile periodo di emergenza sanitaria sono state quasi 13mila, 87 quelle mortali: 47 avvenute nel 2020, 40 nel 2021.
“Da quando l’Inail ha introdotto questa specifica tipologia infortunistica – dice Giancarlo Turchetti, Segretario della Uil di Viterbo – nessuna provincia è stata risparmiata dai lutti: 63 i decessi a Roma, 13 in Ciociaria, 7 nella provincia pontina e due infine il reatino, che come noi ha registrato lo stesso numero di denunce mortali. Un ulteriore aspetto rischioso per la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori si è aggiunto ai già consolidati pericoli quotidiani”. Infermieri, fisioterapisti, tecnici sanitari di radiologia, medici, primari, anestesisti, rianimatori, conducenti di ambulanze, operatori sociosanitari, portantini, sono stati i più contagiati. Subito dopo troviamo i collaboratori scolastici, il personale del servizio di pulizia i vigili e le guardie giurate.
Non tutti i lavoratori hanno una copertura infortunistica Inail, basti pensare alle forze dell’ordine, ai medici di famiglia oppure ai commercianti titolari di ditte o a società senza dipendenti. Per questo il focus Uil non ha potuto intercettare tutti i casi covid che si sono registrati sul lavoro. “Ma chiaro – conclude Turchetti – che i numeri elaborati pongono una volta di più la centralità del tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Ulteriore prova viene dai dati generali delle denunce di infortuni mortali sul lavoro nel 2021: lo scorso anno il Lazio ha pianto 106 lavoratori, erano stati 95 nel 2020. Nella nostra provincia sono stati tre i morti sul lavoro nel 2020, quattro nei dodici mesi successivi”.