Video di rapporti sessuali a tre: una donna e due uomini. Il filmato girerebbe da alcuni giorni su molti telefonini a Civita Castellana, dove non si parla d’altro. La donna – si tratterebbe di una vendetta nei suoi confronti – avrebbe presentato denuncia ai carabinieri.
I contorni della vicenda non sono chiari. Non si sa se il filmato sia stato girato da entrambi o da uno dei due uomini, né se l’interessata ne fosse a conoscenza. Sicuramente però, da parte di lei, non ci sarebbe stato il consenso a diffonderlo e ora chi l’ha fatto – uno dei due uomini o tutti e due – rischia grosso. Il reato che potrebbe essere contestato è infatti il cosiddetto revenge porn, per il quale è prevista una pena da uno a sei anni, oltre a una multa fino a 15 mila euro.
Il revenge porn (traducibile in lingua italiana in vendetta porno[o pornovendetta) si configura quando una persona invia, consegna, cede, pubblica o diffonde, senza l’espresso consenso delle persone interessate, immagini o video sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati.
In particolare, come spiega Wikipedia, il revenge porn è “un’espressione della lingua inglese che indica la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet, senza il consenso dei protagonisti degli stessi. Va comunque sottolineato che, nonostante l’affermarsi di tale espressione, non sempre il fenomeno della diffusione non consensuale di immagini intime si ricollega a specifiche finalità di vendetta, essendo molto più ampia la gamma delle possibili motivazioni della condotta, riferibile al più ampio fenomeno della ‘pornografia non consensuale’. In alcuni casi, le immagini sono state immortalate da un partner intimo e con consenso della vittima, in altri senza che la vittima ne fosse a conoscenza, in altri ancora la persona offesa (uomo o donna) è vittima di violenza sessuale, spesso facilitata dalla droga da stupro che provoca, tra l’altro, ridotto senso del dolore, coinvolgimento nel disvoluto atto sessuale, effetti dissociativi e amnesia. Il fenomeno è presente anche in ambito minorile, dove si collega alla diffusa pratica del sexting”.
In Italia questi tipi di reati sono stati espressamente previsti con la legge 19 luglio, n. 69, anche detta Codice Rosso.