A febbraio inoltrato ancora nulla si sa con precisione delle candidature alle comunali. Né a destra, né a sinistra. Né ha fatto il “grande” annuncio la Frontini, che però, per non farsi dimenticare dal suo pubblico di affezionati, si è affrettata a tappezzare la città di manifesti postati anche sui social dai candidati che scenderanno nell’agone con le sue liste.
Come al solito, il quadro è molto complesso, per non dire incasinato. Ma per la città dei papi non è una novità e i viterbesi se ne faranno tranquillamente una ragione.
Nel centrodestra tutti gli occhi sono rivolti verso Mauro Rotelli, ma il deputato di Fratelli d’Italia per ora tace. Muto come pesce. Non smentisce, né conferma una sua diretta discesa in campo. Nel frattempo ha ben pensato di mettere a tacere i galli e le galline del pollaio che si agitano nell’aia nella speranza di accaparrarsi l’investitura: “Zitti e buoni. Troppo presto – ha detto -. Ne riparleremo a tempo debito”. Sì, ma quando? Rotelli – non lo dice, ma lo sanno tutti – deve aspettare di chiarirsi con la Meloni. Vorrebbe continuare a fare il parlamentare (ti credo, a chi non piace?), ma se si rendesse contro che l’impresa potrebbe riservargli qualche rischio è chiaro che sulla poltrona di sindaco non ci sputerebbe, anche perché l’indennità è destinata ad aumentare.
Oltre che su Rotelli sempre nel centrodestra è sorvegliato speciale quel magma che ribolle in apparente silenzio rappresentato da Forza Italia. Le elezioni del capo dello Stato non hanno fornito una chiara lettura dello scacchiere, ma è molto difficile, anzi impossibile, che Berlusconi decida di virare a sinistra. No, il cavaliere non lo permetterà, per cui si resta tutti nel centrodestra, con buona pace di Marini e di altri temerari dell’ultima ora che hanno sottoscritto patti con il Pd. Questi signori hanno fatto i conti senza l’oste: con Panunzi & C. ci vadano pure, se vogliono, ma da Forza Italia si chiameranno fuori. L’ha capito bene il “mitico” Francesco Battistoni, scomparso dai radar da quando è caduto il Comune di Viterbo. Anche lui ha fatto i conti senza l’oste, sicché, come quei generali che quando piovono le bombe se la danno a gambe levate, ha fatto perdere le sue tracce sul campo, sebbene, raccontano i beninformati, mantenga comunicazioni telefoniche costanti con quel che resta delle sue personali truppe nella Tuscia viterbese (Ciarlanti e Bacocco).
E a sinistra? Cambia l’ordine degli addendi, ma la musica è ugualmente la stessa. Stonata. Panunzi e la Troncarelli ora che l’appoggio di Forza Italia sembra venir meno (nella migliore delle ipotesi gli azzurri sono destinati a spaccarsi) nutrono una certa (eufemismo) paura. Meno baldanzosi del solito, non sanno più come muoversi, vedendosi costretti a rimodulare i piani, anche perché l’accordo con Erbetti e Barelli non sembra foriero di chissà quali immaginifiche fortune.
E insomma Viterbo si avvia ad eleggere un sindaco che avrà pochissimo tempo per farsi conoscere e far conoscere il suo programma. Il rischio è che andranno a votare quattro gatti e che chiunque vinca, più che il sindaco della città, sia il sindaco del proprio condominio.