Studenti in piazza anche a Viterbo per dire no alla reintroduzione delle due prove scritte agli esami di maturità. La decisione presa dal ministro della pubblica istruzione viene ritenuta inaccettabile dal momento che si arriverebbe a questo traguardo dopo tre anni di lezioni svolte tra poca presenza e molta dad.
I ragazzi chiedono dunque al ministro Bianchi di prevedere piuttosto un esame “che si basi su un colloquio orale e su una tesina, costruita nei mesi precedenti con il corpo docente, perché pensiamo che dopo questi anni di pandemia ci sia bisogno di dare spazio al vissuto personale e a quello che abbiamo appreso nonostante i programmi e la dad”.
Sotto accusa il fatto che la decisione sia stata presa in maniera unilaterale, “senza consultare proprio chi i danni causati dalla pandemia li conosce bene, avendoli vissuti sulla propria pelle viste le quarantene, le classi falcidiate dal doppio ingresso e una generale difficoltà ad andare avanti nei programmi a causa della continua alternanza tra didattica a distanza e presenza in aula”.
“Non siamo degli immaturi – hanno gridato gli studenti, rigettando le implicite accuse piovutegli addosso -. E’ doveroso ascoltare la nostra voce”.