E’ sconvolgente leggere le dichiarazioni del candidato presidente alle presidenziali della Francia di estrema destra, Eric Zemmour, che chiede istituti separati per alunni disabili. L’Italia è stata antesignana su questo tema: era il 4 agosto 1977 quando il III Governo Andreotti abolì le classi differenziali. A distanza di 45 anni c’è chi vorrebbe tornare indietro e tentare di inserire un ulteriore elemento di differenza in una società già messa alla prova dalla pandemia. Sento di manifestare tutto il mio sdegno per proposte di questo tipo che rischiano di rendere ancora più difficile il percorso di inclusione e reciproco arricchimento che nel nostro Paese è la norma da ormai quasi 50 anni.
Ma sono proprio questo genere di pensieri disumani volti all’emarginazione che favoriscono comportamenti discriminatori come quelli subiti da un ragazzo speciale della nostra città lo scorso sabato pomeriggio, quando in via Oscura, due bulli più grandi lo hanno aggredito e derubato, dopo averlo seguito in pieno giorno. La mia totale solidarietà alla famiglia e al ragazzo ma non credo possa bastare loro considerando che questo genere di comportamenti è sempre più diffuso in città. Penso agli atti di vandalismo compiuti da un altro gruppo di ragazzini al capolinea degli autobus del Riello, di cui si è occupata di recente la stampa. Ragazzini che, come viene riportato, oltre a distruggere tutto, infastidiscono e intimoriscono anche passeggeri e autisti, o si rendono protagonisti di risse tra di loro.
E’ necessario uscire da questo tunnel culturale che affligge anche la nostra città. Le Istituzioni a partire dalla scuola fanno moltissimo ma evidentemente non può bastare perché a fare la differenza è quel patto di corresponsabilità tra scuola, famiglia e istituzioni in cui ognuno deve fare il suo. A partire da noi genitori che dobbiamo essere vigili e pronti se del caso a condannare in ogni modo comportamenti di questo tipo. L’esempio resta comunque il miglior viatico per trasmettere valori di integrazione, di approccio alla diversità come arricchimento reciproco. Impediamo la logica del “Me ne frego” educhiamo i nostri figli al “prendersi cura dell’altro” già questo potrebbe fare molto.