Le associazioni ambientaliste di Coalizione Articolo 9 in difesa del paesaggio e della biodiversità hanno presentato le loro osservazioni supplementari in risposta alle controdeduzioni sul progetto per il Parco eolico di Tuscania in località Mandria Casaletto – San Giuliano.
Italia Nostra, GrIg, Lipu, Forum ambientalista, Amici della Terra, Altura, AssoTuscania e Mountain Wilderness hanno ribadito che “questo è l’ennesimo progetto di fonti rinnovabili ad alto impatto territoriale e paesaggistico e a forte consumo di suolo che minaccia uno dei territori agricoli più suggestivi e intatti d’Italia e rischia di trasformarlo in una gigantesca zona industriale senza alcun limite e senza alcuna regolamentazione; che il danno al paesaggio non sarà in alcun modo mitigabile; che la valutazione delle alternative non è adeguata; e che tra incentivi e compensazioni c’è un’enorme sproporzione e che comunque le compensazioni non dovrebbero dipendere dall’ottenimento di incentivi”.
Inoltre, hanno messo in evidenza “che su molti terreni interessati dal progetto, sia nel Comune di Tuscania che in quello di Arlena di Castro, sono presenti usi civici. Tali diritti sono inalienabili, indivisibili, inusucapibili, imprescrittibili e tutelati ex lege con il vincolo paesaggistico. I cittadini residenti nei comuni di Tuscania e di Arlena di Castro sono gli unici titolari dei diritti di uso civico nei rispettivi demani civici e pertanto, anche solo per questo, il progetto è da considerarsi de quo impossibile da realizzare per carenza della titolarità giuridica delle aree stesse e per l’illegittimità della relativa radicale modifica territoriale che renderebbe non fruibili i relativi diritti”.
Ma non finisce qui: “Sia sull’impatto archeologico che sull’impatto faunistico la società proponente risponde in modo elusivo. In particolare, il progetto si interpone tra il lago di Bolsena (importante sito di svernamento e sosta di avifauna) e il mare e tra due dei principali corridoi di migrazione, la costa tirrenica e la valle del Tevere. Pertanto, un importante flusso di uccelli potrebbe subire un grave impatto dall’eventuale realizzazione del progetto”. “Non è stato inoltre adeguatamente indagato l’effetto cumulo con gli altri impianti presenti sul territorio; e l’interesse pubblico alla realizzazione dello specifico impianto risulta assai limitato, trattandosi della produzione di elettricità intermittente, che non consentirà di sostituire alcun impianto esistente a fonte fossile”.
“Nel Far West determinato dalla mancata individuazione da parte dello Stato e delle Regioni delle aree idonee all’insediamento di impianti da Fer – si legge in un comunicato – le associazioni ambientaliste difendono il diritto dei cittadini di vivere in un ambiente salubre e di decidere il futuro dei propri territori. La crisi climatica non può favorire nuove speculazioni territoriali senza che le comunità residenti possano determinare le modalità del loro contributo allo sforzo generale di contenere le emissioni di CO2: lo stesso principio di giustizia climatica lo impone. Non si può, infine, dimenticare il contributo essenziale delle Soprintendenze, in particolare la Sabap per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale, nel ristabilire le regole di gestione e tutela dei territori a fronte di una brutale privatizzazione delle risorse naturali e compromissione irreparabile del paesaggio”.