La Tuscia rischia di ricevere 700 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati dal resto della regione e dunque si prospetta all’orizzonte un altro pesante aggravio rispetto ai conferimenti attuali. Questo perché, secondo quanto riportano alcuni quotidiani nazionali, la Toscana, dove al momento viene dirottata parte dell’immondizia prodotta a Roma, Latina e Frosinone, starebbe per chiudere le porte al Lazio.
In questo quadro molto preoccupante per la provincia di Viterbo, la consigliera comunale Luisa Ciambella propone un referendum per far decadere dal piano regionale rifiuti il cosiddetto principio di prossimità contenuto nel famoso emendamento Panunzi, approvato nell’estate 2020, il quale prevede che “in caso di carenza di impianti l’Ato deficitario può utilizzare impianti presenti in altri Ato per un periodo massimo di trentasei mesi”.
Di fatto, questa norma potrebbe essere abrogata, ma, trattandosi di legge regionale, serve un’iniziativa di tipo referendario. Tra l’altro, contro questo meccanismo ha preso posizione anche il ministero della transizione ecologica con proprie osservazioni in cui si evidenziava il rischio di mandare in esaurimento in brevissimo tempo le uniche due discariche funzionanti sull’interno territorio laziale: Viterbo e Civitavecchia.
Luisa Ciambella si appella a “tutti i cittadini e amministratori liberi” affinché firmino la proposta referendaria. La quale, affinché passi al vaglio dell’ufficio regionale per il parere di ammissibilità, ha bisogno di 500 firme. Poi ne serviranno altre 50 mila per ammettere il referendum.