“No al greewashing dell’aviazione e stop ai piani di espansione degli aeroporti”.
Con questi punti fermi, la rete internazionale Stay Grounded ha organizzato proteste contro i piani di ampliamento di dieci aeroscali nel Regno unito. Il contesto è rappresentato dalla giornata di azione globale per la giustizia climatica e le oltre 160 organizzazioni che aderiscono alla rete (nata nel 2016) fanno presente che più dell’80% della popolazione mondiale non ha mai volato. Colpì, molti anni fa, la foto di un enorme Boeing in fase di atterraggio, sorvolante un miserrimo slum indiano.
Stay Grounded considera false soluzioni i meccanismi internazionali come il Corsia (Carbon Offsetting and Reduction Scheme for International Aviation), ovvero da un lato le compensazioni o offsets, e dall’altro improbabili salti tecnologici e carburanti cosiddetti sostenibili che in realtà, spiegano gli ambientalisti, impiegheranno decenni per essere usati sui voli commerciali a lungo raggio.
Campagne di marketing per legittimare i piani di ritorno ai livelli pre-Covid: le emissioni globali di gas climalteranti devono essere dimezzate entro il 2030 per evitare punti di non ritorno e in un contesto di tale emergenza, spiega Mira Kapfinger di Stay Grounded, le tecnologie e i carburanti sostitutivi arriveranno troppo tardi, anche nella migliore delle ipotesi. Inoltre, biocarburanti, carburanti elettronici e idrogeno non sono a emissioni zero. E produrli rapidamente nelle quantità richieste per alimentare i livelli di traffico aereo pre-2020 appare impensabile. Insomma: “Forse, un giorno, saremo in grado di volare in grandi aerei a lungo raggio con zero emissioni, ma non è un’opzione per il futuro prossimo”.
A livello globale, l’aviazione civile prevede di triplicare le sue dimensioni entro il 2050 ed è tra i settori cresciuti più rapidamente, fatta eccezione per gli ultimi due anni: “La crescita è il problema, ecco perché a nessun aeroporto dovrebbe essere permesso di espandersi. Qualsiasi riduzione delle emissioni derivante dagli sviluppi tecnologici sarà divorata dai piani di espansione”, conferma Finlay Asher, progettista di motori aerei che ora guida Safe Landing, un’iniziativa dei lavoratori del settore. Anche il Comitato per i cambiamenti climatici, organo consultivo del governo di Londra, raccomanda di non espandere gli aeroporti britannici.
Dunque che fare? La ricetta di Stay Grounded è: “Niente greenwashing. I governi devono assumersi la responsabilità per le emissioni del settore aereo nel quadro dei loro piani di riduzione. L’unica cosa che possiamo fare nell’emergenza è volare meno. Dobbiamo concentrarci subito su una riduzione massiccia e questo significa: tassare finalmente il carburante per l’aviazione; tassare i biglietti (in particolare quelli a lungo raggio e la business class); spostare i voli a breve e medio raggio verso la ferrovia”. Certo, intere economie dipendono dal turismo sulle lunghe distanze; per questo il problema va ben oltre la giusta critica all’incoerenza di una presidente della Commissione europea (per non dire dei tanti altri) beccata a volare anche su distanze di poche decine di chilometri.
L’Associazione medici per l’ambiente, che oltre dieci anni fa ha costituito un gruppo di studio sul trasporto aereo come fattore di inquinamento ambientale e di rischio per la salute (non solo emissioni di gas serra ma particolato, nocività acustica e danno elettromagnetico), ha scritto in questo contesto una lettera aperta ai paesi partecipanti alla Cop26 chiedendo di predisporre programmi nazionali e internazionali di riduzione e razionalizzazione del trasporto aereo.