Non hanno ancora sortito effetti le proteste degli studenti contro il doppio turno di entrata a scuola, ossia contro la carenza di trasporti. Il prefetto si è impegnato a convocare Cotral, è vero, ma dalla Regione e dalla Provincia neanche una parola. Intanto, prendono però posizione i presidi, che, tramite una lettera inviata alle istituzioni della presidente provinciale dell’Associazione provinciale dirigenti scolastici, Maria Antonietta Bentivegna, chiedono misure concrete per alleviare i disagi di ragazzi e famiglie.
“Conclusa la fase iniziale dell’anno scolastico – si legge – le scuole della provincia si sono avviate all’orario pieno ed emergono tutte le difficoltà, più volte espresse, causate dall’imposizione delle due fasce orario di ingresso alle 8.00 e alle 9.40. Andirivieni continuo all’ingresso ed uffici di presidenza subissati di richieste di permesso permanente di uscita anticipata da parte di coloro che, costretti a uscire a pomeriggio inoltrato, sono condannati ad arrivare a casa di sera, senza possibilità reali di studio, di svago e di vita sociale. E non dimentichiamo neppure che gli stessi disagi sono vissuti in prima persona dai docenti e da tutto il personale scolastico. Sono troppi gli studenti che non hanno un servizio adeguato alle loro reali esigenze e si resta dubbiosi sulla reale necessità di un piano che è stato progettato quando la situazione epidemiologica era del tutto diversa. Un piano che pensa di offrire le stesse soluzioni per le aree metropolitane e per quelle di provincia, per i licei e per gli istituti tecnici e professionali, un piano regionale che non considera affatto le esigenze degli alunni, e sono tanti, che frequentano le scuole del Lazio provenendo da altre regioni”.
“Le scuole e i dirigenti – continua la Bentivegna – hanno a suo tempo condiviso gli sforzi del governo per la lotta al Covid ma ora siamo qui ad esprimere tutte le nostre perplessità per il mantenimento del piano trasporti emergenziale, in un momento in cui i contagi sono contenuti, le vittime si avvicinano alle soglie fisiologiche e la campagna vaccinale miete successi, uno dopo l’altro. Nonostante l’autonomia, costituzionalmente garantita, sono stati imposti alle scuole modelli organizzativi che non tengono conto delle specifiche realtà territoriali. Gli studenti e le famiglie ci chiedono ogni giorno di rappresentare la loro voce e il loro disagio e noi dirigenti scolastici, pur fedeli servitori dello stato, non possiamo esimerci dal prendere parola sull’argomento e lo facciamo tornando a proporre innanzi tutto l’abbandono della doppia fascia e, in subordine, l’affidamento della definizione degli scaglioni orari all’autonomia delle scuole. Per le molte scuole che hanno orari settimanali superiori alle trenta ore un consistente alleggerimento della situazione logistica potrebbe arrivare dall’autorizzazione a limitate forme didattica a distanza. L’autonomia scolastica lo consentirebbe. Si rappresenta infine come questa situazione stia compromettendo la serenità generale dei nostri ragazzi. C’è un malcontento diffuso che si aggrava di giorno in giorno. I ragazzi sono stanchi di subire decisioni che non comprendono più”.
“E’ arrivato il momento – la conclusione – di dimostrare che si vuole una scuola fatta a misura di studente”.