In questi giorni applausi da destra a sinistra, finanche dal Comitato non ce la beviamo, per l’approvazione in Consiglio regionale di un ordine del giorno proposto da Panunzi, che, per risolvere il problema dell’arsenico, impegna la Regione ad investire sulla miscelazione delle acque. Così facendo, ha detto il consigliere regionale, si elimineranno i costi dei dearsenificatori, individuati da lui come unica causa del disastro di Talete (si parla di una spesa di circa 11 milioni l’anno).
Ma, a parte il fatto che in Italia un ordine del giorno non si nega a nessuno (si tratta infatti di un atto simbolico senza alcune valenza pratica: cosa diversa sarebbe se fosse stato approvato un emendamento al bilancio con sui si prevedano fondi specifici), va detto che quella di Panunzi non è una trovata nuova. Lo stesso ne parlava già nel 2014. Il punto è che sono passati sette anni e Talete nel frattempo è arrivata sull’orlo del fallimento: dunque, perché il progetto non è stato mai portato avanti? Tra l’altro, nel 2014 Panunzi diceva addirittura che c’erano già i soldi a disposizione. Peccato che in questi sette anni (mentre lui ha continuato a fare il consigliere regionale) non si è vista una lira.
A dimostrazione di tutto ciò riproponiamo un’intervista a Panunzi pubblicata dal messaggero il 12 luglio 2014.
L’idea gira da un po’: miscelare le acque della Tuscia con quelle prive di arsenico per abbassarne i livelli. “E’ la soluzione definitiva e non tampone, al contrario dei dearsenificatori che hanno solo sei anni di vita”, assicura il consigliere regionale del Pd Enrico Panunzi. Di nuovo ci sono i soldi, quei 110 milioni di fondi europei tirati fuori dalla Regione dopo l’apertura della procedura di infrazione all’Italia da parte dell’Ue. Di che si tratta? “C’è un plafond che riguarda i temi ambientali – dice Panunzi – da cui si attingere per dare una risposta definitiva al problema dell’arsenico. Gli studi ci sono”. E parlano di “connessioni con il lago di Bolsena e con l’acquedotto del Peschiera. La prima strada sarebbe la meno costosa, poiché le reti esistono già. L’altra passerebbe nell’area sud della provincia, ma occorre lavorarci”. Ecco la spiegazione alla nota della Regione che parla di “fondi europei per 110 milioni anche per opere finalizzate a un assetto più stabile e definitivo, attraverso la creazione di nuove connessioni tra acquedotti finalizzate alla miscelazioni di acque provenienti da siti diversi, così da addolcire la presenza di arsenico”. “Così – continua Panunzi – si è cercato di dare una risposta programmatica sui fondi europei”. E poi replica indirettamente al collega del Ncd, Daniele Sabatini, che aveva legato l’iniziativa dell’Ue al lassismo della giunta Zingaretti. “La nostra – conclude – è una proposta strutturale su cui lavoriamo da un anno anche con simulazioni. Per il resto potevamo solo portare a compimento il progetto della precedente giunta, basato su impianti dalla vita breve e con manutenzione costosa”.
Come detto era il 12 luglio 2014. Sette anni fa. Il resto della storia lo conoscete tutti.