Dal Movimento civico di Tarquinia riceviamo e pubblichiamo
Nella Tuscia l’acqua all’arsenico è ormai una minaccia concreta e costante con cui viviamo giornalmente. Agli importi esagerati e insostenibili delle bollette, si aggiunge anche questa grave forma di avvelenamento della popolazione. La “famigerata” Talete, carrozzone politico-affaristico creato dall’avidità della classe politica che ininterrottamente spadroneggia nella Tuscia, ci ha “regalato” anche questa minaccia.
Nei giorni scorsi è stato il Codacons a lanciare di nuovo l’allarme “arsenico”, comunicando di aver intrapreso un’azione collettiva riservata ai cittadini residenti nella provincia di Viterbo atta a far ottenere loro i risarcimenti dovuti ai danni da acqua e ambiente inquinato. L’associazione, ha ricordato che dall’ultimo rapporto Ispra intitolato Stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia si evidenzierebbe che sarebbero 98 i procedimenti in corso per la bonifica di siti contaminati in provincia di Viterbo. Per “sito contaminato – spiega l’Ispra – ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane pregresse o in corso, è stata accertata un’alterazione delle caratteristiche qualitative delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque sotterranee tale da rappresentare un rischio per la salute umana”.
Lo stesso Codacons, ha presentato un esposto alla Procura di Viterbo, con il quale si fa richiesta di effettuare controlli ben definiti e soprattutto di verificare le responsabilità penalmente rilevanti imputabili e tutte le pubbliche amministrazioni competenti nazionali e locali sia nei confronti di chi gestisce il servizio idrico dei vari territori, sia nei confronti dei soggetti privati e delle istituzioni che debbono esercitare attività di controllo e di sicurezza, una responsabilità da verificare, ma che chiama in causa molti organi preposti, non ultimo la Regione Lazio.
Da anni sui territori della provincia di Viterbo, numerose realtà continuano la dura e ardua lotta contro la clientelare e disastrosa gestione di Talete, sembra un tunnel senza fine, un incubo aggravato dallo scellerato disegno nel voler privatizzare ad ogni costo la società del servizio idrico.
Talete ha la natura giuridica di una società per azioni partecipata dai Comuni della Tuscia anche se non nella totalità, ma i sindaci dei Comuni soci cosa stanno facendo? Sono consapevoli di avere chiare e ben definite responsabilità morali riconducibili in primo luogo alla tutela della salute pubblica? I maggiori partiti, e ci rivolgiamo ai 5S e al Pd, che dovrebbero avere una maggiore sensibilità verso temi che investono la salute dei cittadini e non verso il solo profitto (essenziale ed unico riferimento culturale della destra), cosa stanno facendo per affrontare questa situazione? Conosciamo le difficoltà, in particolare del Pd della Tuscia ad avere una risposta univoca su questo tema, ma ci rifiutiamo di ammettere che in questo partito non ci sia qualcuno ancora indignato per quanto accade e desideroso di dare una svolta ad un metodo politico che troppi danni ha arrecato alla sinistra e alla popolazione della Tuscia (il cambiamento del volenteroso Letta arrivera?). Lo stesso appello rivolgiamo ai 5S, proprio ora che hanno raggiunto posizioni di rilevo nella giunta regionale, facciano sentire la loro voce in difesa della popolazione.
Per quanto riguarda Tarquinia, non possiamo fare a meno di ricordare che gli investimenti del 2013 di circa 450 mila euro per l’acquisto e la messa in funzione dei dearsenificatori, con i quali tempisticamente battemmo tutte le altre cittadine del Lazio, che fine hanno fatto? Come mai la meritoria iniziativa dell’allora amministrazione Mazzola che operò per il bene della città e dei suoi cittadini garantendo acqua dearsenificata attraverso un processo di miscelazione, depurando ciò che ci fornisce Talete, oltre ad assicurare il controllo costante sul prodotto per garantirne l’alta qualità, è stata del tutto abbandonata? I soli strumenti che possano risolvere il problema dell’elevato tasso di arsenico sono i depuratori e i cittadini di Tarquinia dopo averli pagati, installati e messi in funzione, li hanno visti totalmente abbandonati ed ora in disuso.
Da questa amministrazione vogliamo risposte sul perché di tali scelte a nostro avviso scellerate. Come Movimento civico per Tarquinia possiamo assicurare il massimo impegno nel condurre questa battaglia e, anziché sottostare alle volontà di qualche ”banderuola” nel prediligere la privatizzazione della gestione dell’acqua trasformandola conseguentemente in una fonte redditizia, continueremo a lottare per rendere esecutiva la legge regionale 5/2014, per fornire finalmente una saggia gestione del servizio idrico integrato basata sostanzialmente sugli ambiti di bacino idrografici e sempre con il rispetto e la dovuta attenzione alla configurazione territoriale e alla qualità delle risorse presenti e fornite ai cittadini
Movimento civico per Tarquinia