Si registra a Viterbo un balzo record del 15% negli acquisti delle uova, che sono le vere star del carrello nel tempo del Covid, tradizionalmente protagoniste della Pasqua degli italiani. Una crescita che si registra anche a livello nazionale. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione della sfilata dei dolci regionali di Pasqua al mercato degli agricoltori di Campagna Amica del Circo Massimo a Roma e le lezioni degli agrichef, per aiutare gli italiani a restare a casa senza rinunciare alla buona tavola.
“Le uova rappresentano un’eccellenza del nostro territorio – spiega il presidente di Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici – anche per quanto riguarda le uova bio. L’attenzione al benessere animale è sempre stata molto alta e lo rappresenta il fatto che non abbiamo allevamenti in gabbia, ma all’aperto e a terra. Il nostro è un comparto economico che si è evoluto in circa 20 anni con il sacrificio di imprenditori capaci, che sono riusciti a creare anche realtà imprenditoriali a conduzione familiare, generando un indotto lavorativo che attualmente occupa circa 700 persone”.
Sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate, ma soprattutto impiegate in ricette tradizionali o in prodotti artigianali e industriali saranno circa 400 milioni le uova “ruspanti” consumate durante la settimana Santa, secondo le stime di Coldiretti a livello nazionale. Con l’aumento della domanda, diventa sempre più importante garantire la trasparenza ed è importante conoscere le informazioni del codice alfanumerico applicato sul guscio, che riguarda la provenienza dell’uovo e i metodi allevamento adottati.
Il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice Istat del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore.
A queste informazioni si aggiungono quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S).
L’usanza di considerare l’uovo come simbolo di rinascita e buon augurio in Occidente risale al 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata e per festeggiarlo il capo dell’Abbazia di St. Germain des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al popolo. Una usanza tramandata dai persiani che, già cinquemila anni fa, festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio delle uova “portabene” contro pestilenze e carestie secondo un rito che resiste ancora ai giorni nostri.