Dal segretario nazionale della Confael, Fabio Barzellotti, riceviamo e pubblichiamo
Oggi sono stato a fare la prima dose di vaccino Pfazier accompagnato da mio fratello e mi sono dovuto recare a circa 50 km dalla mia abitazione, premetto di essere una persona costretta a vivere su una sedia a rotelle, in quanto sono paraplegico da circa vent’anni.
La cosa che sto notando nella mia regione, il Lazio, è che le persone fragili sono costrette a sobbarcarsi molti km pur di fare la dose di vaccino, che gli consenta di immunizzarsi contro questo virus. Questa situazione si è venuta a creare in quanto, secondo il mio parere, l’organizzazione del piano vaccinale è stata affidata in modo allegro ed approssimato a persone poco professionali. Tutelare le persone più fragili vaccinandole per prime è un discorso che di base è giusto, ma la tutela di queste persone finisce quando, come nel mio caso, devono arrivare anche a 60/70 km di distanza per vaccinarsi.
Ho un amico che vive solo e non ha la macchina per spostarsi, lui a differenza di me non ha un fratello che può accompagnarlo e si è dovuto prenotare nel centro vaccini più vicino alla sua abitazione, la quale ha provveduto a fissargli l’appuntamento per fine maggio: vorrei far riflettere su questa situazione, in quanto se queste categorie dovrebbero essere le prime a vaccinarsi, e poi gli appuntamenti vengono fissati per fine maggio, quando si stanno vaccinando le fasce d’età 60/50 anni, che tutela hanno le cosiddette categorie fragili?
Magari potevano essere vaccinate al proprio domicilio o potevano anche avere un servizio di accompagnamento presso i punti vaccinali, più vicini, visto che la regione, e le varie Asl di appartenenza sanno benissimo le situazioni che affliggono queste persone. La stessa problematica è vissuta ahimè anche dalle persone anziane, le quali devono anche loro spostarsi per svariati chilometri per avere la propria dose di vaccino. Cosa aspetta il ministro della salute e l’assessore regionale della sanità a cambiare l’andamento di queste vaccinazioni, tutelando veramente in maniera efficacie queste categorie? Spero che questo mio appunto possa far vedere la questione vaccini per le persone più fragili con un’ottica diversa.
Fabio Barzellotti