L’Italia si appresta a vivere la seconda settimana pasquale in lockdown o quasi: da martedì alcune regioni, come il Lazio, torneranno in arancione, per poi ritingersi di rosso nel weekend festivo. Ma la partita su cui è impegnato il Governo, che potrebbe riunirsi in Cdm, già martedì o mercoledì è quella delle riaperture. Al terzo giorno di pressing Matteo Salvini cambia i toni e dalla minaccia di non votare provvedimenti in Cdm e in Parlamento “senza la previsione di un graduale e sicuro ritorno alla vita” e passa ad assicurare che “stiamo lavorando fianco a fianco al presidente Draghi. Tre i risultati su cui ci si impegna: cure, vaccini, terapie domiciliari, se serve producendo anche vaccini in Italia, i rimborsi economici alle famiglie e imprese rapidi ed efficaci – assicura il leghista – E dopo Pasqua nelle città italiane con la situazione sanitaria sotto controllo un piano di riaperture e di ritorno alla vita. Salute e lavoro possono, anzi devono camminare insieme”. Insiste il leader di Cambiamo! Giovanni Toti: “Nessuno vuole riaprire il Paese a dispetto dei numeri – scrive – E tutti ci rendiamo conto che la situazione ancora oggi non è facile. Ma questo non può e non deve impedire di guardare al futuro: invece di dire chiudiamo tutto e poi vediamo potremmo stabilire una serie di date, una road map, verso la ripartenza, sempre che i dati ci confermino via via la possibilità di farlo”. La linea di Draghi però non cambia: bisogna guardare i numeri, che devono essere i più puntuali possibili perché, il premier l’ha già detto nelle scorse settimane, non è possibile prendere decisioni su dati vecchi. La paura dell’ala rigorista, che il premier condivide, è che con i numeri fuori controllo si comprometta la campagna vaccinale che sta accelerando ma non abbastanza, e deve assolutamente prendere a viaggiare a tutt’altro ritmo per raggiungere gli obiettivi prefissati. Questo però non significa tenere chiuso a oltranza, anzi: Draghi è pronto a modificare il nuovo decreto, in vigore fino a fine aprile, anche in corsa se la situazione lo consentirà. Potrebbero riaprire – almeno a pranzo – bar e ristoranti, tornare in classe seconda e terza media e superiori. “Facciamo un ultimo sforzo e poi, se il diavolo e le varianti non ci mettono le corna, da maggio tutta l’Italia sarà in giallo e qualche Regione anche in bianco”, ribadisce il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri, che aggiunge: “Ci servono altre tre settimane per tornare a una situazione più tranquilla. Le vaccinazioni stanno aumentando e dobbiamo dare il tempo di raggiungere una quota sufficiente di persone”.