In piena pandemia, tra la sofferenza e il dolore di tante famiglie divenute indigenti o addirittura a rischio povertà, in un palpabile clima di angoscia, paura e preoccupazione per il futuro, ti aspetti il dovere etico della politica e delle istituzioni di creare pari opportunità di lavoro per tutti. E invece no. Nell’indifferenza generale scopri il proliferare di tanti “furbetti del posticino”. E allora non opportunità per tutti, ma solo per gli amici degli amici.
I “furbetti del posticino” costruiscono, nel rispetto di regole formali, percorsi per pochi informati ed edotti. Pensiamo alle notizie riportate dal Fatto Quotidiano o da Repubblica per quanto riguarda il caso Regione-Comune di Allumiere-Comune di Guidonia. E pensiamo a quanto riportato da Tpi su Talete. Adesso giungono poi notizie di bandi della Protezione civile regionale e di assunzioni presso le Asl. Assunzioni per pochi beninformati o fortunati sorteggiati dalla dea bendata.
E dire che in questo periodo occorrerebbero un anelito ed una tensione morale più alti che mai per tendere a quella giustizia sociale che fa di un Paese una nazione civile. Purtroppo non è così: siamo una strana terra, sembriamo tutti impauriti, attenti a non protestare e a non farci vedere per non disturbare il manovratore: il bisogno è tale da renderci schiavi nella speranza che in futuro una briciola di minima attenzione ci venga erogata, perdendo l’ultima briciola di dignità in un clima di totale impunità.
In cuor suo il cittadino si sente però solo e abbandonato, esposto alle sopraffazioni e alle furbizie del potente. La congiura del silenzio colpisce tutto e tutti. Sembra che ognuno abbia un prezzo: basta vedere certa stampa. Ma attenti a tirare la corda: il tappo sta per saltare perché la dignità e la libertà delle persone non ne possono più. Alle istituzioni spetta il compito di ridare fiducia e speranza. Anche in terra di Tuscia la legge sarà eguale per tutti.