Flaminia Tosini sarebbe stata, secondo gli inquirenti, una sorta di socia occulta all’interno delle società dell’imprenditore dei rifiuti Valter Lozza. Ne è convinto il giudice delle indagini preliminari, Annalisa Marzano, nell’ordinanza con cui, accogliendo le ipotesi formulate dai pubblici ministeri, Paolo Ielo e Nunzia D’Elia, ha disposto l’arresto del vicesindaco di Vetralla e dello stesso Lozza con le accuse di concussione, corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente.
A portare i magistrati a formulare queste gravissime accuse sono state le intercettazioni eseguite in mesi e mesi di indagine. A nulla sono serviti, per Tosini e Lozza, il linguaggio in codice e la distruzione delle mail o la lettura delle stesse da altri telefonini o terminali non intestati a loro stessi. I carabinieri hanno ascoltato e annotato tutto con scrupolo e precisione. “Costei (la Tosini, ndr) – scrive il gip – si è dedicata anima e corpo a tessere relazioni e a muovere pedine per favorire l’attività imprenditoriale del Lozza, agevolata dalla posizione apicale ricoperta all’interno della Regione. Senza nutrire il minimo scrupolo professionale e con straordinaria risolutezza si è mossa in diversi ambiti per favorire, contra legem, le società di proprietà del Lozza (Ngr e Mad, ndr)”.
L’inchiesta ha riguardato, oltre alla ex cava di Monte Carnevale, anche l’ampliamento delle discariche di Roccasecca e Civitavecchia di proprietà della Mad di Lozza e il capping della discarica di Bracciano. “Si tratta – è scritto nell’ordinanza – di un meccanismo criminoso, ben collaudato, estremamente pericoloso e pregiudizievole sia per la corretta e trasparente individuazione di un sito idoneo alla destinazione dei rifiuti solidi urbani della capitale, che nella complessiva gestione degli interessi inerenti la gestione delle attività dedite allo smaltimento dei rifiuti e alla gestione delle discariche”. “Il quadro probatorio raccolto – aggiunge il gip – ha svelato con sconcerto che il ciclo integrato dei rifiuti urbani della Regione Lazio è illecitamente monitorato è governato da Flaminia Tosini. Costei, nella qualità di direttore regionale della direzione politiche ambientali e ciclo dei rifiuti, anziché destinare le proprie conoscenze tecniche e le proprie funzioni all’interesse pubblico, e in particolare al bene pubblico per eccellenza quale quello della salubrità dell’ambiente, destinava il proprio ufficio e l’intero reparto dedicato al ciclo integrato dei rifiuti, nel quale si muoveva con straordinaria disinvoltura, agli interessi privati di Valter Lozza, con il quale intratteneva una relazione extraconiugale condividendone, però, anche gli affari”.