A differenza della volta scorsa, quando Eramo ottenne quasi l’unanimità (prese posizione fuori dal coro solo Bomarzo), stavolta sul nome di Genova si sono manifestate diverse voci di dissenso. Non contro la persona, che nessuno conosce e può giudicare, ma contro il metodo seguito, ossia la valutazione di un curriculum che non si sa chi l’abbia scelto e portato a Viterbo. Dunque, una questione di trasparenza, sulla quale hanno avuto modo di riflettere, oltre ai Comuni che si sono astenuti e quello che ha votato contro, anche tutti gli altri che alla fine si sono allineati, molti senza troppa convinzione.
Tra i più critici i primi cittadini della Maremma, Tarquinia e Montalto. Qui, se Giulivi ha preferito non esprimere né un sì né un no per una questione di opportunismo, ha invece tenuto il punto, votando no, Luca Benni, che si è anche dimesso dal Comitato di indirizzo e controllo analogo.
“Già nella passata riunione del Comitato – ha spiegato – avevo mostrato perplessità, e l’avevo detto, sul modo in cui era maturata la scelta dell’amministratore unico. Ero contrario a prendere questa decisione senza un’adeguata discussione e senza aver affidato prima una due diligence a una società certificata in grado di fare chiarezza sulla situazione economica attuale e sulle prospettive future di Talete”. C’è poi la questione curriculum: “Come sono arrivati – si chiede Benni – alla nostra attenzione? L’ho chiesto più volte, ma nessuno ha saputo rispondermi”.