Potrebbero esserci delle piccole scosse di terremoto all’origine dei boati e dei forti tremolii che gli abitanti di Orte – prima nel centro storico, adesso anche nel periferico quartiere di Petignano – stanno avvertendo ormai da molti giorni. L’attività tellurica potrebbe essere ricondotta a movimenti nelle falde idrotermali che si trovano nel sottosuolo.
Di questo parere sarebbero alcuni esperti, ma adesso c’è bisogno di verifiche accurate. Per questo motivo, il prefetto di Viterbo, Giovanni Bruno, ha accolto l’appello del sindaco, Angelo Giuliani, affinché del caso venga coinvolto l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Proprio il prefetto ha chiesto infatti ufficialmente l’intervento dei geologi dell’ente. D’altra parte, le indagini fin qui condotte, anche dai vigili del fuoco, non hanno portato ad una conclusione univoca, motivo per cui, anche di fronte alla preoccupazione crescente della popolazione, serve andare più a fondo. Che i boati potrebbero avere cause idrotermali è un’ipotesi dovuta al fatto che, giovedì scorso, prima di quello a Petignano, tonfi sono stati segnalati nella zona termale di Lucignano, vicino al lago di Vadimone, un piccolo specchio d’acqua d’origine vulcanica nella valle del Tevere, dove è ricca la presenza di acqua sulfurea nel sottosuolo.
Un fenomeno simile a quello che si sta verificando a Orte, ha interessato lo scorso autunno Capena, un piccolo paese in provincia di Roma, relativamente vicino a Civita Castellana. Le somiglianze sono palesi. Ecco cosa riporta al riguardo il sito www.greenme.it: “Due forti boati hanno gettato nel panico la popolazione di Capena, domenica 4 ottobre. La gente è scesa in strada impaurita dopo aver avvertito il rumore di due esplosioni. E’ successo anche nei giorni successivi, così le autorità hanno allertato l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che dopo una serie di indagini potrebbe aver scoperto l’origine di questi insoliti scoppi. Secondo l’Ingv, infatti, il boato e le micro scosse di terremoto avvertite contemporaneamente sarebbero state prodotte da un fenomeno di sifonamento carsico di acque nei pressi di un laghetto o ancora da un piccolo terremoto idrotermale associato al vulcano dei monti Sabatini o sinkhole. Si tratta di un vero e proprio sprofondamento naturale del suolo, da cui è nato il lago Puzzo. In alternativa, potrebbe essersi trattato di un terremoto legato all’attività del vulcano dei Monti Sabatini. L’amministrazione comunale aveva segnalato all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia la stranezza del forte boato avvertito dalla popolazione locale e dai paesi limitrofi e della particolarità della zona interessata, soggetta al fenomeno di sinkhole. Così i sismologi e i geologi hanno iniziato il monitoraggio dell’area”.
“E’ stato avvisato anche l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), responsabile del progetto sinkhole. Abbiamo scritto anche alla Protezione civile regionale di vigilare sul nostro territorio, ha fatto sapere con un post il Comune di Capena. Le ricerche degli esperti si sono concentrate su un laghetto poco noto perché le sue acque tendono a scomparire e ricomparire. E’ il lago di Leprignano o lago Puzzo per via del cattivo odore che emanava all’origine a causa del gas solforoso. Il lago fantasma sarebbe nato proprio per via dei fenomeni carsici che interessano l’area. A indirizzare le ricerche degli studiosi è stato un articolo di Nextdoorpost risalente a giugno e che faceva riferimento al lago, poco conosciuto anche dalla popolazione locale perché ormai ridotto a uno stagno, e alla sua origine carsica: ‘In questo comune vi è un lago particolare, formatosi a seguito di un fenomeno carsico detto sinkhole ovvero una sorta di sprofondamento del terreno, che si crea a seguito di forti boati e violente scosse di terremoto. Il lago in questione prese il nome di lago Puzzo perché alla sua origine spruzzava gas solforosi, il fenomeno del sinkhole avvenne in più periodi se ne ricorda uno nel 1856, uno nel 1928 e uno nel 1985’. Al termine delle prime indagini, l’Ingv ha inviato un’informativa al Comune, firmata da Carlo Doglioni, che spiega: ‘Il laghetto è noto per il rilascio di gas di origine profonda, con concentrazioni di C02, con abbondante metano e privo acido solforico. Le ipotesi al momento sono diverse: un sifonamento carsico di acque in profondità (fenomeno frequente che si ritiene responsabile di fenomenologie anche in altre parti d’Italia come nell’area di Vittorio Veneto) oppure vista la bassa frequenza riconosciuta nei sismogrammi, legato al trasferimento di fluidi idrotermali e o ad alta pressione di anidride carbonica in profondità, di un tipico piccolo terremoto idrotermale associato al vulcano dei Sabatini'”.