Assemblea dei soci di Talete il 24 febbraio. All’ordine del giorno la nomina della nuova governance (dovrebbe trattarsi di un amministratore unico); ma anche i compensi spettanti a questo soggetto; e, all’ultimo punto, la famosa questione della due diligence votata dal Consiglio comunale di Viterbo. Due diligence che, come si vede, contrariamente a quanto chiesto dal Consiglio, secondo il quale doveva essere propedeutica alla nomina del Cda, viene di fatto condizionata all’elezione del Cda medesimo. Un escamotage che lascia intravedere il tentativo di far gestire questo delicato passaggio in maniera politica da chi sarà indicato dai partiti, sottraendolo a quel principio di terzietà, insito nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio, che solo tecnici non di parte avrebbero potuto garantire.
Un fatto grave non sfuggito a Luisa Ciambella: “Il sindaco – ha spiegato giovedì in Consiglio comunale – si era impegnato a portare la richiesta della due diligence all’assemblea, ma non lo ha fatto. La verità è che le segreterie politiche (Pd panunziano e Forza Italia) non hanno trovato l’accordo sull’amministratore unico, per cui anche l’impegno per la due diligence, preso formalmente con il Consiglio, è stato accantonato. Un atteggiamento vergognoso”.
Ma non solo. Ciambella, sempre giovedì in Consiglio, ha mostrato anche una lettera del 17 febbraio, a firma del presidente dimissionario, Andrea Bossola, spedita ai sindaci e al presidente Zingaretti, con la quale viene ribadita la richiesta di aumentare le bollette anche se il rincaro non è stato votato dai sindaci all’assemblea di fine anno andata deserta. Il ragionamento di Bossola parte da lontano, e cioè dalle dimissioni sue e degli altri due componenti del Cda: “Dimissioni non volontarie – evidenzia – ma in ossequio alla richiesta in tal senso avanzata da taluni sindaci. Richiesta formulata, non per ragioni relative alla corretta gestione aziendale, ma per discrezionali valutazioni di opportunità connesse a mutate esigenze di politica del territorio”. Ed ecco il punto del ragionamento: “Le dimissioni non possono costituire un ostacolo alla celere approvazione della proposta tariffaria. Proprio perché la gestione aziendale svolta dal Cda dimissionario non è stata oggetto di alcuna critica, così come nessuna critica o rilievo di merito è stato sollevato avverso la linea strategica di rilancio, non sussiste alcuna motivazione per cui la citata proposta non possa essere approvata dalla conferenza dei sindaci”. Ergo: “La linea d’azione (fin qui adottata, ovvero la richiesta dell’aumento delle tariffe, ndr) non potrà essere stravolta o modificata da quello che sarà il nuovo organo amministrativo di Talete, per il semplice motivo che è il risultato e l’espressione della volontà corale di tutti i soggetti istituzionali competenti”.