“E’ certamente un’opportunità economica e sociale, ma anche l’occasione dell’ammodernamento del Paese, attraverso riforme, incentivi ed investimenti. La sfida è, comunque, l’esatta individuazione delle iniziative prioritarie e la definizione di obiettivi, che siano misurabili e vedano coinvolte le piccole e medie imprese e il manifatturiero in generale”.
E’ questa la posizione del presidente della Federlazio di Viterbo, Gianni Calisti, sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La esprime condividendo appieno le valutazioni formulate – in occasione del recente incontro tra il Governo e Confimi Industria, l’organismo nazionale a cui aderisce l’Associazione delle piccole e medie imprese del Lazio.
Il confronto ha consentito di conoscere lo stato dell’arte, e per rappresentare le attese e le aspettative del mondo produttivo, nonché il sentimento di preoccupazione e i timori che avvertono le imprese in ordine alla necessità di “fare presto”.
Un tema particolarmente avvertito anche dalle aziende del nostro territorio.
“L’impatto della pandemia sull’intero sistema produttivo ed occupazionale è stato dirompente determinando – osserva Calisti – una profonda trasformazione economica e sociale, che dallo scorso anno ha cambiato e sta continuando a cambiare i nostri stili di vita, e che rende indispensabile impiegare le risorse previste dal Piano con una strategia di lungo periodo. La situazione economico-patrimoniale di quelle imprese che sono state maggiormente penalizzate dalle conseguenze della diffusione del Covid-19, è peggiorata in maniera importante e c’è il rischio concreto che scoppi nel momento in cui queste aziende si ritrovino a confrontarsi con il sistema bancario e finanziario alla luce dei nuovi termini di definizione di default aziendale, entrati in vigore il 1° gennaio e quanto mai inopportuni vista la drammatica situazione tuttora in atto”.
Scendendo nell’analisi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Calisti pone poi l’accento su alcune grandi tematiche : “la necessità e l’urgenza di grandi infrastrutture digitali, oggi carenti o inesistenti, che supportino le piccole e medie imprese nel loro processo di trasformazione tecnologica e del loro modello di business; una maggiore attenzione al tema della sicurezza digitale che, a più riprese, ha rilevato la sua debolezza e la sua fragilità; un incremento dei fondi stanziati per l’inter-modalità e la logistica che ,nei livelli preventivati, non permetteranno al nostro Paese di competere con gli altri porti del Mediterraneo”.
Un’attenzione particolare è poi riservata al tema del lavoro.
“Negli ultimi anni – dice ancora il presidente della Federlazio di Viterbo – sono state pensate misure per lo più assistenziali, che con la pandemia si sono intensificate con una cassa integrazione ad hoc e il blocco dei licenziamenti: strumenti indispensabili – tiene a precisare – per salvaguardare i livelli occupazionali e soprattutto in funzione delle categorie di lavoratori più a rischio e per la fascia di popolazione più debole”.
“Ben vengano gli investimenti nella formazione per migliorare l’occupabilità dei lavoratori – dice ancora – ma, in coerenza con l’obiettivo di innovazione e rilancio del Paese, è necessario che nel Recovery Plan siano individuate misure di politiche attive per il lavoro, che si discostino dal mero assistenzialismo e non ostacolino le esigenze di flessibilità delle imprese”.
Altro tasto dolente – sottolinea – è rappresentato dal mancato alleggerimento della tassazione complessiva a carico delle imprese, in modo da allinearle o, quanto meno, avvicinarle ai livelli dei loro competitori esteri: tra le riforme in gioco, quella fiscale è, ancora una volta, il grande assente”.
“Occorre far presto, il nostro Paese non ha bisogno di stucchevoli beghe politiche, ma di un Governo, di una guida certa ed efficiente, altrimenti i propositi e gli obiettivi del Recovery Plan resteranno lettera morta: è questo – conclude Calisti – è l’accorato appello di Federlazio e dell’intero sistema imprenditoriale Confimi”.