Mentre si avvicina la fine dell’anno, termine entro il quale Talete vuole procedere a un nuovo rincaro delle bollette, è scontro su come agire per dare ancora un futuro alla società. La quale da un lato è caratterizzata da una gestione che continua a fare acqua da tutte le parti (i debiti aumentano e il rischio fallimento è dietro l’angolo) e dall’altro è sempre più al centro delle critiche dei cittadini utenti per il costo e la qualità del servizio erogato.
Ma andiamo per ordine. E’ di due sere fa un’agitata riunione in Provincia durante la quale il presidente Pietro Nocchi si è visto respingere dal centrodestra la richiesta di azzeramento del Consiglio di amministrazione, mentre stamattina di tutti gli aspetti che attengono ai rapporti tra la società e il suo suo socio di maggioranza relativa (il Comune di Viterbo) si è parlato, senza cavare un ragno dal buco, in quinta commissione, dove è intervenuto il presidente Andrea Bossola. Sullo sfondo di tutto ciò la notifica, qualche giorno fa, di un atto della Corte dei conti che contesta un danno erariale di sei milioni e mezzo di euro (riferito al periodo 2012-2015) ai componenti della Consulta d’ambito, ovvero a 12 tra sindaci ed ex sindaci della Tuscia (Viterbo, Acquapendente, Canino, Blera, Bolsena, Canepina, Civitella d’Agliano, Faleria, Montalto di Castro, Nepi, Tessennano e Tuscania), all’ex presidente della Provincia Marcello Meroi e ai due membri della segreteria tecnica dell’Ato, gli ingegneri Giancarlo Daniele Lorenzo Bocci. La Corte dei conti addebita a tutti loro la presunta omissione di “qualsivoglia azione di controllo e vigilanza in ordine ad eventuali atti di mala gestio perpetrati dagli organi preposti alla gestione societaria”, determinando “una permanente crisi di liquidità a sua volta causa di perdite di esercizio occultate ai soci tramite artifizi contabili”. Nel mirino sono finiti in particolare gli interessi passivi pagati da Talete, per un totale di 3,5 milioni di euro, e il mancato pagamento di fatture dell’Enel per 1,2 milioni, lievitate successivamente di centinaia e centinaia di migliaia di euro.
E’ in tutto questo quadro che è maturata nel frattempo la decisione di Nocchi e del Pd di azzerare il Cda, con l’intento, sembra, di rimuovere il presidente Andrea Bossola. Netto, però, come riporta il sito Viterbonews24, il diniego del centrodestra: ”Siete voi che lo avete scelto. Se adesso non va più bene, vi dovete assumere da soli la responsabilità di questo fallimento”.
La riunione in Provincia era stata convocata per fare il punto sui nuovi rincari che servono come garanzia per ottenere il famoso finanziamento di 40 milioni da parte di Arera, di cui però non si sa ancora nulla (da qui il malumore di molti sindaci; la presa di posizione della Lega, che ha già fatto sapere che con i propri amministratori voterà no, chiamandosi fuori dalle vicende societarie, non avendo rappresentanti all’interno del cda; e la richiesta di Forza Italia al Pd di fare prima chiarezza al proprio interno sulla questione Bossola e di affrontare poi la questione tariffaria). Di fatto, per quanto concerne il presidente, Bossola secondo il Pd ha troppi impegni che lo tengono lontano da Talete, motivo per cui dovrebbe fare un passo indietro. Lui però non vorrebbe andarsene per cui l’unico modo per “liberarsene” sarebbero le dimissioni in blocco di tutto il cda. Solo che il centrodestra non ha nessuna intenzione di chiedere ai propri rappresentanti di ritirarsi. Tanto più che l’alternativa offerta dal Pd sarebbe la nomina di un amministratore unico.