Viterbo non si vive troppo bene. A sancirlo un’indagine di Avvenire, denominata Ben-vivere, dove la nostra provincia si piazza al 75esimo posto su 107 province. Nel Lazio, la Tuscia è dietro Roma (42esima) e Rieti (65esima). Latina è 77esima e Frosinone 81esima. Tra le province vicine, troviamo Siena all’ottavo posto, Perugia al 45esimo, Grosseto al 56esimo e Terni al 61esimo.
In vetta alla classifica resta il triangolo del Nordest con Bolzano che si conferma prima e Pordenone seconda che sorpassa di misura Trento. Lo studio è diviso in tre parti. La prima riguarda le due classifiche elaborate per la prima volta lo scorso anno e che misurano appunto il Ben-vivere l’una e la Generatività in atto la seconda. Entrambe le classifiche sono costruite a partire da dati consolidati del 2019 e dunque precedenti alla pandemia. Nella seconda parte della ricerca, invece, si esaminano le correlazioni tra inquinamento e morti per Covid nei diversi territori e nella terza parte una prima ricognizione delle conseguenze economiche del Covid sulle province e sui settori economici.
Lo studio ha preso in esame oltre 90 parametri relativi a dieci domini (Demografia e famiglia, Salute, Impegno civile, Ambiente turismo e cultura, Servizi alla persona, Legalità e sicurezza, Lavoro, Inclusione economica, Capitale umano, Accoglienza) misurando il ben-vivere in un territorio non solo dal punto di vista della ricchezza economica ma secondo gli indicatori del Benessere equo e sostenibile (Bes) e gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Onu (Sdg) che valorizzano maggiormente le dimensioni sociali e ambientali della nostra vita. Ad esempio: la qualità dei servizi alla persona, la possibilità di dar vita a nuove iniziative economiche, l’offerta formativa, la salvaguardia dell’ambiente, la capacità di accogliere e tutelare la vita nelle sue varie forme.
Una curiosità: la ricerca ha messo in evidenza che se tutta l’Italia fosse costituita da comuni-parco, cioè da località sul cui territorio insistono riserve o aree naturali protette, avremmo avuto 582 morti di Covid in meno al giorno. “Il dato, che emerge da una ricerca presentata all’interno del Rapporto 2020 sul Ben-vivere nelle province italiane – scrive avvenire – esprime in modo efficace la correlazione, anche di causalità, tra la salute e il degrado ambientale. L’emergenza Covid ha riproposto con forza la necessità di azioni concrete nei territori per migliorare la qualità dell’aria, intervenendo su riscaldamenti domestici, trasporti, industria e agricoltura. Diverse ricerche internazionali, pubblicate su riviste scientifiche, dimostrano il legame stretto tra l’inquinamento da polveri sottili o da ozono e il numero di contagi e decessi per coronavirus. Una relazione che si deve principalmente alla presenza in un’area densamente abitata e con un elevato livello di spostamenti e relazioni, anche di attività produttive che non possono rimanere attive in caso di lockdown, come nel caso dell’artigianato, e in cui è più complesso attuare politiche di distanziamento. Ma che trova una correlazione significativa tra superamento dei limiti di inquinamento e tenuta sanitaria”.