Da ildomaniditalia.eu riprendiamo e pubblichiamo l’articolo di Luciano Di Pietrantonio.
E’ passata una settimana dal 26 giugno, giorno prescelto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1987, per istituire “La Giornata mondiale contro l’uso e il traffico illecito di droga”, e da allora si celebra, ogni anno, secondo le diverse sensibilità, in tutto il mondo questa ricorrenza. Le cronache raccontano come la droga sia presente a Roma, per questo è necessario riflettere e ragionare, su quanto accade nella Città Eterna e nel nostro Paese, anche a posteriori, dalla data in cui l’ONU invita le Nazioni, nella giornata celebrativa, a “riprendere” conoscenza del fenomeno droghe.
Gli obiettivi di questa ricorrenza sono quelli di prevenire i problemi legati all’uso e al traffico della droga, ma anche di cercare di portare avanti azioni coordinate e imponenti piani di lotta contro il più distruttivo veleno del secolo. Il fenomeno delle droghe chiama in causa le responsabilità delle comunità civili e nazionali, perché ancora inefficaci risultano essere le iniziative culturali e sociali di prevenzione, ma soprattutto di opposizione alla droga, la più grande sfida che l’umanità intera si trovi ad affrontare.
Che senso ha scrivere e parlare di droga, quando viene classificata sui media “troppo spesso” solo come episodi di cronaca nera? Occorre, in modo particolare, anche per l’opinione pubblica, conoscere e valutare una situazione che non può essere ignorata, e individuare soluzioni, per cercare di contenere e ridimensionare una questione che è ormai globale. “Il problema della droga continua a peggiorare inesorabilmente di anno in anno. ( Si legge in un documento del Parlamento Europeo) I cartelli internazionali della droga stanno adottando una strategia sempre più aggressiva ed espansionistica nell’invadere nuovi mercati con nuove droghe, con schemi di distribuzione in continua evoluzione e con un’abilità sempre più spiccata nell’occultare e trasferire i proventi dei loro traffici.”
L’afflusso massiccio di eroina dall’Asia, di cocaina dal Sud America, di cannabis dal Nord Africa e delle droghe sintetiche dalle basi europee è inarrestabile. I sequestri sempre più numerosi e frequenti delle Forze dell’Ordine e delle Autorità Doganali, possono significare un maggior successo nell’individuazione delle partite di stupefacenti. Più spesso però tali sequestri danno un’indicazione dell’aumento del flusso di droga. Particolarmente significativo ed emblematico quanto avvenuto in questi giorni, nel Porto di Salerno, dove la Guardia di Finanza di Napoli ha sequestrato 14 tonnellate di droga dell’Isis, prodotta in Siria, per una quantità di 84 milioni di pasticche. Secondo gli inquirenti il valore del sequestro – se immesso sui mercati avrebbe fruttato oltre un miliardo di euro – sarebbe stato certamente il più alto a livello mondiale.
Da queste brevi ma significative considerazioni, si può capire come la criminalità di strada (territori, quartieri, borgate, ecc.) può continuare ad apparire una minaccia più evidente per la nostra sicurezza quotidiana, ma è il costante aumento del potere delle grosse organizzazioni criminali, presenti in tutti i continenti del mondo, che in collaborazione anche con il terrorismo, alimentano la crescita del narcotraffico, e rappresentano una delle più gravi minacce del nostro tempo.
Come è stata celebrata questa ricorrenza nel nostro Paese e in particolare a Roma? Non è facile rispondere, perché è vero che dall’inizio del mese di marzo 2020, le misure del Governo come il lockdown, cioè l’isolamento e il blocco delle attività pubbliche, con il distanziamento sociale, al fine di contenere e contrastare il Covid 19, ha messo in difficoltà anche le iniziative per la “Giornata mondiale contro la droga”.
Alcune sono state anche realizzate in maniera simbolica, come quella promossa dalla CNCA (Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza), che è la maggiore federazione italiana di gruppi (associazioni, cooperative, ecc.) impegnati nel fornire risposte alle persone in disagio sociale.
“Per una politica dell’ascolto” è stato il tema della manifestazione in 14 città italiane con una sorta di happening, in strada, davanti un servizio per tossicodipendenze del Sert della ASL a Bari, Bologna, Catanzaro, Firenze, Genova, Giulianova, Messina, Milano, Napoli, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trento e Vicenza. Dal CNCA è stato ribadito che “solo l’integrazione tra pubblico e privato sociale, in un sistema di interventi imperniato sui Dipartimenti per le Dipendenze – previsti da un Atto d’Intesa tra Stato e Regioni, sottoscritto nel 1999, ma mai attuato – è una risposta sensata di fronte alla complessità del fenomeno droghe”.
Perchè il richiamo al Comune di Roma? Nell’autunno del 2019, la Città Eterna, venne definita da alcuni media la “Capitale dello spaccio” a causa di tante vicende legate alla droga, ed i più gravi episodi di cronaca nera sono legati a questo filone, che ferisce in continuazione la Capitale del nostro Paese. In estrema sintesi ricordare quattro episodi, fra i molti accaduti, che hanno “scosso” l’opinione pubblica e i meda, non solo italiani, per la loro efferatezza.
Il 3 febbraio 2019, Manuel Bortuzzo, di 19 anni, giovane promessa del nuoto italiano, in compagnia della sua ragazza, all’uscita da un Pub, nella zona di Axa (fra l’Eur e Ostia) viene colpito da un colpo di pistola e rimane paralizzato, per una lesione midollare. E’ stato coinvolto in una sparatoria perché scambiato per un altro. Oggi vive su una sedia a rotelle. Il 26 luglio 2019, il Vice Brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, di anni 35, ucciso a coltellate da due studenti americani, in via Pietro Cossa nei pressi di Piazza Cavour. Era sposato da poco più di un mese, e da anni prestava servizio come volontario, nel tempo libero, distribuendo pasti ai senza tetto e alle persone in difficoltà, nelle stazioni di Termini e Tiburtina, per conto dell’Ordine di Malta. Il 7 agosto 2019, Fabrizio Piscitelli, di 53 anni, noto come Diabolik, leader degli irriducibili della Lazio, viene ucciso al Parco degli Acquedotti, in pieno giorno su una panchina. Era uno dei capi riconosciuti nel traffico di droga nel territorio romano. Il 23 ottobre 2019, l’omicidio di Luca Sacchi, di anni 24, nei pressi del pub “Jonh Cabot “ vicino al Parco della Caffarella. Viene colpito alla testa da un colpo sparato a bruciapelo, per reagire a un tentativo di furto. Un giovane incensurato e trasparente che svolgeva l’attività di personal trainer, ucciso per difendere la propria fidanzata.
Se su questi drammatici episodi si riflette, non si può dimenticare ciò che accade in alcuni quartieri di Roma, come Tor Bella Monaca, San Basilio e Ostia, evidenziando i roghi di locali a Centocelle e il continuo arresto di spacciatori per droga. Tutto questo per richiamare le Istituzioni Capitoline ai diversi livelli, per dire che è giunto il tempo di guardare al futuro, prima di essere travolti da problemi sociali di dimensioni preoccupanti. Ecco perché bisognava ricordare il 26 giugno, con degli impegni, serve costruire una strategia, un progetto, che veda la scuola, la associazioni, le istituzioni in tutte le sue espressioni, gli operatori, per costruire una risposta culturalmente efficace a questa minaccia presente, in modo particolare per tutelare i giovani. Il Consiglio Comunale di Roma dovrebbe, con sollecitudine, iniziare a orientarsi su queste problematiche drammatiche, dopo tutto quello che accade a Roma.
Infine, è utile ricordare quanto affermato in occasione della celebrazione del 26 giugno 2020, dal Vicepresidente per la Promozione dello stile di vita europeo, il greco, Margaritis Schinas: “Il traffico di droga continua ad essere il più grande mercato criminale dell’Unione Europea, i gruppi della criminalità organizzata sono rimasti attivi durante la pandemia e hanno rapidamente adottato le loro operazioni alla nuova situazione. Ciò ha un costo per le nostre società e ha ripercussioni gravi sulla salute pubblica e sulla sicurezza. Siamo determinati a combatterli con tutti i mezzi a nostra disposizione.”