L’acqua pubblica è un bene comune, prezioso e inalienabile, e come tale va trattato. E’ sulla base di questo convincimento che il comitato Non ce la beviamo ha raccolto 15.000 firme per chiedere alla Regione Lazio l’applicazione della legge 5 del 2014, con la quale si prevedeva il superamento della società Talete a favore di una nuova gestione del servizio idrico. Le firme sono state consegnate al presidente del Consiglio regionale Mauro Buschini.
“Nella Tuscia – ha dichiarato la consigliera del M5S Silvia Blasi – disservizi, distacchi di utenze e aumenti ingiustificati delle tariffe sono all’ordine del giorno da parte di un’azienda, la Talete spa, che, pur essendo a capitale pubblico, di fatto è una società di diritto privato. La vittoria ottenuta due mesi fa, quando otto comuni del Viterbese sono stati capaci di opporsi a Talete vincendo il ricorso al Tar che ha bocciato il commissariamento disposto dalla giunta regionale, finalizzato al loro ingresso nella società di gestione idrica, è stato un grande passo verso il principio secondo il quale l’acqua non deve essere fonte di guadagno”.
“La gestione di un bene pubblico come l’acqua – hanno spiegato dal canto loro quelli del comitato – non può consentire un modello applicabile universalmente, va valutata la morfologia dei territori e la quantità di risorse disponibili per individuare un modello valido e confacente al contesto. I cittadini della Tuscia sono stati per troppo tempo sottoposti a tariffe idriche fuori misura e a continui malfunzionamenti del servizio. Con questa petizione si chiede l’applicazione della legge regionale 5/2014 su “Tutela governo e gestione pubblica dell’acqua”, uno strumento unico nel panorama nazionale a disposizione dei cittadini regionali del Lazio che consentirebbe la piena operatività del Referendum 2011 sull’acqua pubblica”.