Avevano detto che, durante la fase 2, per rilanciare il commercio e far rivivere il centro storico, avrebbero studiato misure importanti. Come l’eliminazione per un po’ di tempo dei parcheggi a pagamento onde invogliare i viterbesi, e non solo loro, a riversarsi dentro le mura, approfittando dei tavoli all’aperto allestiti dai ristoranti per la bella stagione.
Ma purtroppo non sarà così. Avete fatto male a crederci. Se volete lasciare l’auto al Sacrario, e adesso peggio che mai anche a Valle Faul, dalla settimana prossima dovrete pagare. Ci manca solo che mettano il biglietto pure per l’ascensore. Ma mica finisce qui: secondo quanto stabilito in quarta commissione ieri mattina, d’ora in avanti si pagherà anche per visitare il palazzo comunale e il Teatro dell’Unione. Otto euro il primo, 3.50 il secondo, che diventeranno 20 quando, con l’apertura del museo sotto i portici, verrà lanciato sul mercato un biglietto combinato che consentirà di entrare in tutte le (quattro) attrattive comunali, compreso il museo civico di piazza Crispi, dove adesso si pagano 3,50 euro. Venti euro, sì. Considerate che a Parigi il combinato per 5 giorni con accesso a decine e decine di siti (e non quattro) lo paghi 57 euro.
Come al solito, tutto il contrario di ciò che il buon senso richiederebbe per incentivare l’arrivo dei visitatori e risollevare le sorti della ristorazione e del commercio locale. Anche perché una famiglia, dopo aver pagato i biglietti, magari se ne va mangiare da Mc Donald’s, altro che ristoranti del centro storico.
La verità è che il Comune di Viterbo deve fare cassa. Perciò, si attacca a tutto. Deve introitare quattrini. Ma non per investire sullo sviluppo turistico, quanto piuttosto per finanziare iniziative pseudo culturali o pseudo ricreative che porteranno guadagno solo a chi le organizza. Non si spiegherebbero diversamente alcuni progetti illustrati durante la conferenza dei capigruppo di qualche giorno fa anche con il sostegno di una parte consistente dell’opposizione, che sicuramente, al pari di De Carolis & C., avrà i suoi nani e le sue ballerine da far esibire sulla pubblica piazza.
Sì, è vero: ieri – dopo l’enunciazione in conferenza dei capigruppo del grande inciucio tra la maggioranza e i soliti Ricci, Barelli, Erbetti, e stavolta anche Frontini e Antoniozzi – di ciò non si è più parlato. Ma tranquilli: la spartizione delle risorse da destinare agli eventi cova sotto traccia. C’è gente che tiene famiglia a Palazzo dei Priori. Qualcosa gli si dovrà pur far fare. Chi se ne frega se ad assistere a questi fantomatici eventi andranno quattro gatti per via delle norme anti-contagio. E chi se ne frega se i soldi, vista la crisi, potrebbero essere spesi in iniziative di maggiore utilità per tutti, commercianti in primis.
Signori e signori, il vero spettacolo è in Comune. Ed è appena cominciato.