Come detto nei giorni scorsi, i sindaci dei Comuni attorno al lago di Bolsena hanno scritto al presidente del Consiglio, ai ministri dello sviluppo economico, dell’ambiente e dell’interno, alla Protezione civile, alla Commissione grandi rischi, ai deputati e senatori locali, al presidente della Regione Lazio e a quello della Regione Umbria. Si tratta dei primi cittadini di Acquapendente, Allerona, Arlena, Bagnoregio, Bolsena, Canino, Capodimonte, Castelgiorgio, Castel Viscardo, Celleno, Cellere, Civitella d’Agliano, Farnese, Gradoli, Graffignano, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Latera, Marta, Monte Romano, Montefiascone, Onano, Piansano, Proceno, San Lorenzo Nuovo, Tessennano, Tuscania, Valentano e Viterbo. Il loro alla luce, delle numerose scosse di terremoto che stanno interessando la zona, è un appello a fermare i progetti per lo sfruttamento dell’energia geotermica.
Rappresentano un territorio di circa mille chilometri quadri, dove vivono 200.000 abitanti. Nelle lettera avvertono “le istituzioni del rischio di innesco sismico con magnitudo potenzialmente distruttiva che incombe sul distretto vulcanico Vulsino e più in generale sull’intera area del Graben di Siena–Radicofani interessata da attività di esplorazione e trivellazione e da attività di estrazione e reiniezione di fluidi geotermici”.
E’ la storia anche recente, fanno presente, a dimostrare la pericolosità dei terremoti che hanno colpito l’Alta Tuscia. Due esempi: “I sismi del 1957 a Castel Giorgio e del 1971 a Tuscania. Ancora a Castel Giorgio, solo 5 anni fa, un terremoto ha seminato paura nella popolazione e proprio lì, da diversi giorni ormai, la terra trema ancora con uno sciame che ha raggiunto i 2,6 gradi Richter. La geotermia industriale su questi nostri 1.000 chilometri quadrati non si può fare, salvo che la Protezione civile non se ne assuma in modo esplicito la responsabilità civile e penale”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il deputato di Fratelli d’Italia, Mauro Rotelli, con un’interrogazione urgente al governo.