Da huffingtonpost.it riprendiamo e pubblichiamo un intervento di Giuseppe Fioroni
di Giuseppe Fioroni
Il Primo Maggio ha fatto toccare con mano quanto pesi nella fase attuale una percezione di insicurezza collettiva.
A riguardo, non aiuta a trovare conforto la dialettica tra chi vuole accelerare la ripresa e chi, per contro, ne esige l‘ancoraggio a regole di prudenza. Resta preminente nella testa delle persone una certa imprevedibilità del futuro, ovvero di un futuro che si staglia nebuloso, carico di difficoltà, già sulla soglia di questa graduale ripartenza.
Mentre i sindacati parlano della necessità di un “nuovo patto sociale”, la Confindustria, da par suo, torna a sfoderare la grinta dei momenti più duri. Dunque, alla politica spetta di fornire una risposta, per evitare che le spinte più diverse finiscano per accrescere lo stato di precarietà e inquietudine. Non si può prescindere, comunque, da una strategia di rilancio del Paese. Altrimenti, ripiegati su stessi, gli italiani andrebbero incontro a un degrado irreversibile del quadro economico e produttivo. Occorre pertanto chiarezza di visione e lungimiranza.
Serve allora, in questo contesto complicato, alimentare un dibattito strisciante sulla possibile crisi di governo? I dubbi sono molti. Anche l’opposizione dovrebbe ricercare i motivi di plausibile convergenza piuttosto che le ragioni di contrasto puntiglioso; non per annacquare, così facendo, le differenze o spegnere i fuochi dell’alternativa, ma per legare la propria iniziativa a un disegno di tenuta – o meglio di nuovo sviluppo – del Sistema Italia.
Ora la prudenza di Zingaretti, temprata alla logica della sua lunga esperienza di amministratore pubblico, costituisce fortunatamente un buon esempio di condotta politica. È una prudenza che giova al Pd e ai suoi alleati di governo, come pure agli interlocutori del variegato schieramento di centro destra. Pensare che gli Italiani si sentano attratti dai bagliori provocati da una rottura avventurosa degli attuali equilibri di potere, senza vedere all’orizzonte soluzioni di ricambio, appare francamente fuori luogo e fuori misura.
Se i tempi si annunciano difficili, non dobbiamo commettere l’errore di affidarci alle improvvisazioni. Scegliere la compostezza e il buon senso conviene a tutti, se non vogliamo incentivare eventuali reazioni populiste, destinate fatalmente a radicalizzarsi sempre più. Abbiamo di fronte un’Italia prostrata che chiede alla politica un grande sussulto di autorevolezza e responsabilità. Prescindere da questa esigenza così forte significherebbe sacrificare l’interesse generale del Paese sull’altare del proprio tornaconto.