In un’intervista al Corriere della Sera il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, Giuseppe Ippolito, tra i maggiori esperti di pandemie virali mette in guardia dai facili entusiasmi. “La seconda ondata di casi potrebbe essere peggiore della prima. Non siamo usciti dalla fase acuta”. Il timore per l’Africa, America Latina e alcuni Paesi asiatici dove l’epidemia sta assumendo grandi dimensioni
Riprendiamo e pubblichiamo l’intervista (clicca qui per vedere la versione originale)
Il governo ha seguito le vostre indicazioni sulle prudenti riaperture. Da cosa sono state dettate?
«Da un principio di precauzione. La scienza non prevede certezze assolute». A circoscriverne i limiti è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’istituto Spallanzani, infettivologo del comitato tecnico scientifico.
Qual è il timore?
«Una seconda ondata di contagi, che potrebbe essere anche peggiore della prima: sicuramente lo sarebbe dal punto di vista dell’impatto sul morale delle persone che hanno già sperimentato due mesi di quarantena a casa».
Qualche Regione spinge per riaprire di più.
«È legittimo e comprensibile che si voglia tornare alla normalità man mano che si vede che i numeri migliorano. Ci sono Regioni dove i numeri sono rassicuranti. Ma non lo sono dappertutto. La decisione di come riaprire, se in maniera univoca o differenziata, è squisitamente politica».
Qual è il pericolo nella ripresa della mobilità sociale?
«L’eccesso di “entusiasmo”, il pensiero che sia finito tutto e si possa ricominciare come se niente fosse. Purtroppo non è così, non lo sarà per molto tempo ancora».
Quanto conta la responsabilità individuale nella gestione della fase 2?
«È fondamentale. È certamente più facile contenere l’epidemia come hanno fatto in Cina, ma la nostra fino a prova contraria è una democrazia, e in democrazia puoi comprimere i diritti individuali sino a un certo limite che forse noi abbiamo già valicato e che prima o poi (meglio prima che poi) dobbiamo tornare a rispettare»
A che punto è l’epidemia?
«Nel mondo è ancora in crescita. In Europa occidentale e, forse, negli Stati Uniti, il numero dei contagi comincia a declinare, ma altrove aumenta in maniera esponenziale: penso alla Russia, a molti Paesi dell’America Latina, a nazioni come India, Pakistan e Bangladesh che erano state risparmiate dalla prima ondata. C’è poi l’Africa, dove finora l’impatto è stato limitato. Il Covid-19 andrebbe ad aggiungere emergenza ad emergenze. Malaria, tubercolosi, Aids, Ebola non sono certo andate in quarantena».