Da huffingtonpost.it riprendiamo e pubblichiamo
di Giuseppe Fioroni
Non sottovaluterei alcuni segnali politici. Il sondaggio pubblicato nelle ultime ore da Pagnoncelli attesta che Pd e Italia Viva subiscono un calo (anche se minimo) di consensi. Finora, invece, se l’uno perdeva l’altro guadagnava o viceversa. Vuol dire che qualcosa non funziona nel perimetro del centro sinistra. Intanto, però, nelle suppletive di Roma la vittoria di Gualtieri è stata schiacciante: il 62 per cento, con un incremento di 15 punti rispetto al precedente dato di Gentiloni – per altro dopo aver aggiunto la percentuale all’epoca raggiunta da Liberi e Uguali – è un risultato oltremodo lusinghiero.
A prima vista verrebbe da osservare che la realtà dei fatti (risultati elettorali) smentisce ampiamente il dato virtuale (sondaggio). E se così fosse non ci sarebbe molto da aggiungere: un conto sono le stime dei numeri altro sono i numeri delle urne. Ma forse questa conclusione è affrettata e in fondo poco veritiera. Se si scava bene, mettendo a confronto le due opposte rappresentazioni, può emergere qualcosa di più convincente. Infatti, convince di più pensare che una parte della pubblica opinione senta di poter accogliere preferibilmente il richiamo di una politica improntata a competenza e serietà, fuori del circuito di un certo ideologismo.
I 15 punti guadagnati da Gualtieri stanno a indicare che la convergenza sulla sua persona – uno dei ministri più autorevoli di questo governo – è il prodotto della simpatia di un elettorato tradizionalmente più vicino al centro dello schieramento politico. Un elettorato, quello di centro, che solitamente va alla ricerca di approdi razionali. Ecco allora che il sondaggio e l’esito elettorale parlano la stessa lingua.
Se la sinistra si radicalizza, anche solo nella sua pretesa di far da sola, più di tanto non si espande; come pure, a specchio, un “centro radicale” che giochi la sua immagine sul vacuo distinguersi da tutto e da tutti, senza un elemento di riconoscibilità ideale e di coerenza politica, procede rapidamente verso il fallimento. Sono due facce, entrambe poco attraenti, della stessa medaglia.
A questa combinazione irrazionale, l’elettorato più attento alle concrete dinamiche della governabilità, reagisce con fastidio e riluttanza. Mentre non manca di manifestare apprezzamento quando la proposta assume – vedi il caso delle suppletive di Roma – un connotato politico più equilibrato, vuoi del partito o vuoi della coalizione. Il centro sinistra, in sostanza, ha necessità di moltiplicare gli sforzi per affinare il suo profilo di coalizione di forze responsabili, capace d’insediarsi al centro del panorama politico nazionale.