Migliaia di raccomandate che tutte le settimane non vengono consegnate e carichi di lavoro sempre più proibitivi. I postini mettono sotto accusa il piano di riorganizzazione varato dall’azienda, che, almeno nel Viterbese, sta creando non pochi disagi. Per questo, per far sentire la loro voce, hanno manifestato davanti alla sede centrale di via Ascenzi, ricevendo anche la visita del sindaco Giovanni Arena.
Tutti i problemi sarebbero nati con l’avvio delle consegne a giorni alterni in 50 comuni su sessanta: “Nel 2019 a Viterbo – è stato detto – ci sono state 15 mila raccomandate ferme. Un viterbese su 4 aveva una raccomandata parcheggiata all’ufficio postale”.
Secondo i sindacati con la nuova organizzazione il lavoro dei postini sarebbe aumentato anche del 50 per cento: “L’azienda ha calcolato tre minuti a consegna. Ma non è così. Ogni volta che suoni, aspetti che arriva la persona, consegni e fai firmare i minuti passano. Ed è tutto lavoro in più”.
“La riorganizzazione del recapito di Poste italiane – hanno scritto i postini in un volantino distribuito ai passanti – fa acqua da tutte le parti. Quando trovate decine di lettere, tutte insieme, nelle cassette non è colpa nostra. Quando vi arrivano bollette scadute non è colpa dei postini. Quando trovate gli auguri di Natale a fine gennaio non è colpa dei postini”.
Il servizio, secondo i sindacati, è stato di fatto massacrato. Allo stesso modo è stato massacrato il diritto dei cittadini di ricevere la posta tutti i giorni. “Hanno mantenuto il recapito giornaliero – ha spiegato il Cobas – solo in tre città creando cittadini di serie A e di serie B. E’ stato permesso ad un’azienda pubblica di trasformare il servizio postale pubblico in un miraggio, privilegiando solo la corrispondenza più remunerativa. Hanno raddoppiato il nostro lavoro pensando che non cambiasse niente. E, infine, stanno cancellando la professionalità che avevamo rendendo sempre più flessibile e precario il nostro lavoro”.