Altroché la sfilata dei carri allegorici andata in scena nel pomeriggio. Il Carnevale, quello vero, a Viterbo c’è stato di mattina. Il colpo di teatro l’hanno messo a segno i commercianti, parcheggiando un po’ di mezzi al Sacrario dopo aver pagato regolarmente il biglietto. Disertata così la nuova location del Carmine. La protesta era nell’aria da giorni ed era inevitabile vista la dinamica di un provvedimento che non piace a nessuno e che soprattutto, dal punto di vista amministrativo oltre che della scelta politica, è stato fatto con i piedi. Senza concertazione, senza atti, senza comunicazioni ai diretti interessati.
“No ai banchi fuori dal centro storico”, hanno ripetuto gli ambulanti. Il Carmine, dove peraltro il sabato c’è l’unica scuola aperta della città (figuratevi il traffico), non è idoneo. “Oltre al disagio per lo spostamento – ha detto Vincenzo Peparello di Confesercenti – gli ambulanti potrebbero subire un calo significativo dei loro incassi. Con il mercato del sabato ci vivono 70, 80 famiglie”.
E dunque alla fine niente mercato. Né al Sacrario, né al Carmine. Tutti scontenti e plateale ennesimo insuccesso di un’amministrazione che non riesce ad azzeccarne una. In piazza a raccogliere il grido degli ambulanti il capogruppo del Pd, Luisa Ciambella. Non si è fatto vedere invece il primo cittadino, con cui i manifestanti avrebbero voluto parlare, il quale però ha trovato il tempo di rilasciare una “distensiva” dichiarazione a un sito: “Li incontrerò quando abbasseranno la cresta”. Proprio un atteggiamento da sindaco, il suo. Che poi non si capisce neanche di che parla se è vero che la cresta in questa città sembra averla alzato ben oltre il consenso ricevuto dagli elettori (ricordiamo che Arena è sindaco con il voto di un viterbese su 5) proprio la sua amministrazione comunale.
Dicevamo che lo spostamento è stato fatto con i piedi e infatti non è stata predisposta la nuova graduatoria di assegnazione dei posti e la mappatura della loro localizzazione. Tutte le modalità che regolano un’operazione di questo tipo, previste dal vigente regolamento della disciplina delle attività commerciali su aree pubbliche, sono state completamente disattese.
“Questo è un modo di fare politica – ha commentato Chiara Frontini – che non ci appartiene: zero programmazione, solo proclami e metodi che mettono uno contro l’altro, una categoria contro l’altra. Carta vince, carta perde… è proprio il caso di dire”.