Dicono i viterbesi che la loro città sia la più bella del mondo. Ha il quartiere medievale meglio conservato. Ci sono le terme, che magari come le nostre ce l’avesse Montecatini. C’è Santa Rosa: in quale altra parte del pianeta avete mai visto una roba del genere? E poi gli etruschi, il conclave più lungo della storia, i Gatti e i Tignosi e, per arrivare ai giorni nostri, Leonardo Michelini, Giovanni Arena, Chiara Frontini, Gianmaria Santucci e Lucio Matteucci. Senza dimenticarci degli altri, che, non ce ne vogliano, non citiamo solo per mancanza di spazio e non perché meno importanti. Viterbo è Viterbo, punto. Che ce ne importa se sotto Roma e sopra Perugia se sono accorti solo in pochi. E’ tutta invidia.
Adesso scopriamo che Viterbo ha pure il Carnevale più importante della provincia. Ma che… non della provincia… d’Italia. E sì, perché ha alle spalle una tradizione che, secondo l’ideatore Lucio Matteucci, è tra le più antiche del Belpaese. Dove il nostro Rugantino abbia appreso tutto ciò non si sa, però l’ha detto (in conferenza stampa in Comune per la presentazione dell’edizione di quest’anno con tutta la giunta schierata manco stessero a presentare il Festival di Sanremo) e allora è sicuramente vero. Ipse dixit.
Venite tutti a Viterbo, perciò, che quello di Ronciglione, annoverato dagli esperti di queste cose tra i dieci Carnevali più belli della Nazione, in realtà non esiste. E solo un’illusione. Tutti nella città dei papi il 15, il 22 e il 25 febbraio. Più di 1200 figuranti, 15 carri e 18 gruppi mascherati da tutta la provincia. In piazza e nelle strade si fa festa. Ci sarà l’inno ufficiale e canterà Mammorappo mica Junior Cally. Partenza alle 15 da piazza del Teatro. Poi via Matteotti, piazza della Rocca, piazza San Faustino, via Cairoli, Sacrario e piazza del Teatro. Le maschere resteranno al centro della piazza Mammorappo e la sua band le faranno ballare.
Il Carnevale, come detto, secondo Matteucci è il più antico d’Italia: “Risale – ha scandito – al 1198”, e infatti in quell’anno Venezia, essendo Repubblica marinara, non era ancora Italia, come, non avendo ancora Cristoforo Colombo scoperto l’America, di Rio de Janeiro non c’era traccia. Che secolo il 1200: delle dionisiache dell’antica Grecia s’era persa memoria durante il passaggio dall’età classica a quella medievale, così come tutti s’erano dimenticati dei saturnali romani, visto che Roma era stata invasa dai barbari. Bravo Matteucci, hai restituito alla storia una pagina che neanche gli storici conoscevano.