Sono un centinaio i minori sbarcati nelle ultime ore a Taranto e salvati dalla Ocean Viking di Sos Mediterranee e Medici senza frontiere, la maggior parte dei quali non accompagnati.
Come le due bambine di 4 e 6 anni, che viaggiano con la sorella più grande di 17 anni e che hanno raccontato agli operatori di Save the Children, presenti al porto, di essere arrivate in Libia con la mamma, ma di averne perso le tracce. Le testimonianze confermano ancora una volta una situazione fuori controllo nel Paese e gli orrori dei centri di detenzione. Orrori come quelli testimoniati da una ragazza somala di sedici anni, che ha voluto descrivere agli operatori che l’hanno accolta la situazione disumana dei centri di detenzione, dove le giovani donne sono sottoposte a continue torture e violenze sessuali.
“In nessun caso la Libia può essere considerata un luogo sicuro, ancor di più oggi, con l’escalation del conflitto. Nei centri di detenzione continua a consumarsi una terribile violazione dei fondamentali diritti di persone, tra le quali molti bambini e bambine, soggetti a forme di violenza di ogni tipo, così come peraltro acclarato dai rapporti delle Nazioni Unite. E’ indispensabile rafforzare le operazioni di soccorso in mare e creare vie di accesso legali e sicure per proteggere chi ogni giorno rischia la vita”, dichiara Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
“L’Europa non può rimanere sorda di fronte al grido di aiuto che arriva da chi è sopravvissuto a queste violenze. Mentre proseguono le trattative diplomatiche per la gestione della situazione di crisi del paese, è indispensabile attivare immediatamente tra i Paesi membri un meccanismo coordinato di soccorso e protezione affinché nessuno sia abbandonato in mare”.