E mentre Barelli deve ora difendere sé stesso dagli esposti che lo riguardano, fa parlare la decisione di Carlo Rovelli di dimettersi da presidente di Fondazione Caffeina per assumere l’incarico di presidente del Caffeina Group, una galassia di società, a quanto pare, gravitanti attorno agli eventi ideati dalla stessa Fondazione.
Tecnicamente, d’ora in avanti ci dovrebbero essere da un lato la Fondazione, senza scopo di lucro, e dall’altro queste altre società, esse sì a scopo di lucro, con il compito di mettere in atto operativamente i progetti della Fondazione. Non a caso è coinvolto anche il Gruppo Carramusa, che si occupa di allestimenti. Tutto ciò ricalcherebbe il gioco, rivisto e corretto, che esisteva con Spazio Eventi e poi con Fantaworld. Di fatto, Filippo Rossi, archiviati Radanich & C., sembra aver trovato la ricetta per andare avanti secondo la collaudata formula di sempre, fatta di imprenditori privati che investono sul suo cervello. Lui cioè mette le idee, gli altri i soldi. Quanto, tutto questo meccanismo, sia conciliabile con la vocazione della Fondazione a chiedere finanziamenti pubblici è tutto da vedere, ma intanto così è.
Nel frattempo Rossi deve però fare i conti con una certa freddezza da parte dell’opinione pubblica, come dimostra il fatto che l’altra sera all’incontro organizzato al Teatro Caffeina per richiamare tutti quelli che vogliono far restare a Viterbo il festival estivo si sono presentate solo un’ottantina di persone. Un quinto di quelle preventivate da lui, che subito dopo le vacanze di Natale aveva cercato di mobilitare l’ambiente tramite una chat dedicata e i solito canali social. Niente da fare: solo quattro gatti. Non uno di più, non uno di meno di quelli che si erano presentati a inizio mese ad assistere all’uno contro tutti nello stesso Teatro, dove Rossi è stato intervistato dal direttore di un noto sito web.
Lontani i fasti del 12 per cento ottenuto alle elezioni del 2013, si può dire allora che Rossi oggi vale solo un’ottantina di voti? Fatevi sotto con le risposte.