“L’acqua non è un privilegio, ma un diritto inalienabile”.
Parlano i rappresentanti del comitato Non ce la beviamo. Che, in conferenza stampa dopo l’aumento record delle bollette votato dai sindaci il 30 dicembre (+45 per cento in quattro anni), cercano di mettere in campo una reazione. A giudicare degli interventi qualcosa all’interno dello stesso comitato sembra però essersi rotto. Ma andiamo per ordine.
Secondo Bengasi Battisti, il primo passo da fare “è la revoca dell’aumento. Quindi, per quanto riguarda la gestione del servizio, servono la liquidazione di Talete e l’istituzione di consorzi su base idro-geografica”. D’altra parte, ha spiegato l’ex sindaco di Corchiano, “Talete è un soggetto privatistico ed è ovvio che la sua unica fonte di sostentamento siano le bollette”.
Il comitato questa tesi andrà a spiegarla ai sindaci tramite una serie di assemblee in tutta la provincia (la prima giovedì 9 a Montalto di Castro): “Percorreremo l’intero territorio, compresa Viterbo’’, ha detto Paola Celletti. Che ha aggiunto: “Vogliamo che i cittadini sappiano e allo stesso tempo ribadiremo ai sindaci la nostra richiesta di revoca del provvedimento. In caso contrario saranno complici’’.
E Massimo Erbetti? Beh, lui, più che concentrarsi sulle iniziative di lotta da mettere in piedi contro gli aumenti, è apparso un’altra volta interessato a far sapere che la colpa di quanto accaduto è dei sindaci, come se la gente non l’abbia ancora capito. La sensazione è che il consigliere comunale del M5S, che ha sottoscritto un patto con la sinistra del Pd che governa la Provincia e gestisce la Talete, abbia in questo momento un unico obiettivo: nascondere all’opinione pubblica le proprie promesse tradite. E infatti le elezioni in Provincia sono state determinate anche dal suo voto favorevole a Nocchi, ben sapendo, quando lo ha fatto, che il presidente della Provincia era per l’aumento delle tariffe e il proseguimento dell’esperienza di Talete.