di Daniela Bizzarri
Poco meno di 7 milioni di donne in Italia hanno subìto violenza fisica o sessuale nel corso della vita, una su tre; per quasi 3 milioni l’abuso è perpetrato dal partner o dall’ex. Nel 2018 le vittime di femminicidio sono state 142, un numero in crescita rispetto all’anno precedente, e 94 quelle registrate nei primi dieci mesi del 2019 (fonte: Istat). Ogni 72 ore, nel nostro Paese, una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza e tre femminicidi su quattro avvengono in casa. La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, fissata dalle Nazioni Unite il 25 novembre, rappresenta il momento più importante dell’anno per parlare, informare e sensibilizzare su un problema così grave.Infatti intorno a questa giornata ruotano tante iniziative lodevoli: scarpette rosse, posto occupato, panchine rosse, tutto questo per sensibilizzare l’opinione pubblica e per non dimenticar
Ma tutto ciò non basta, e dopo questa triste statistica non resta che fare alcune riflessioni. Purtroppo i proverbi non sbagliano mai, tanto che qui si adatta: “ Il pesce puzza sempre dalla testa”.
Nel nostro governo occorre risalire a tanti anni fa, quando alla commissione giustizia, l’allora presidente on. Donatella Ferrante, in modo trasversale presentò leggi a sostegno con pene più severe e altre misure cautelari.
La recente legge detta Codice Rosso ha introdotto nuovi strumenti a tutela delle donne vittime di violenza, ma resta un problema culturale. Dobbiamo educare al rispetto le nuove generazioni, far capire loro cosa sia giusto, affinché non replichino gli errori dei loro genitori.
Andando in ordine: la chiusura dei centri anti-violenza. Il quadro assume toni ancora più inquietanti alla luce della prima indagine sui centri antiviolenza condotta dall’Istituto nazionale di statistica, secondo la quale in Italia al momento abbiamo 281 strutture, 0,05 per 10 mila residenti, ovvero molto meno di un centro ogni diecimila abitanti. Nel 2017 sono state 44mila le donne che hanno chiesto aiuto a un centro antiviolenza, e due su tre, ovvero 29mila, sono state prese in carico, iniziando un percorso di uscita dall’incubo, con percentuali più alte al nord rispetto a sud e isole. Le donne con figli rappresentano il 63,7%.
Parliamo delle Pari Opportunità:La violenza non è solo quella del femminicidio o della violenza domestica, ma una violenza di genere che spazia nella vita quotidiana della donna.
Bene, sono spariti tutti i fondi per le Consigliere Regionali e Provinciali, fondi tesi a sostenere azioni positive, ma, soprattutto essere vicino alle donne tutti i giorni.
Scendendo nel nostro territorio abbiamo una assenza totale delle istituzione.
L’Amministrazione Provinciale non ha una Consigliera Provinciale dal 2016. L’ultimo bando risale a quella data, dove forse si voleva confezionare un abito per qualcuno che potesse riscuotere visibilità.
Tante sono state le sollecitazioni e pur capendo che in mancanza di fondi, certamente non c’era la fila, magari qualcuna di buona volontà si sarebbe presa l’onore di essere vicina alle donne. Sono lontani quei tempi, dove la consigliera interagiva con assessori e consiglieri in modo trasversale per mettere in piedi iniziative e confronti, ma soprattutto tanto tempo dedicato all’ascolto.
Chissà se dopo le elezioni qualcuno riuscirà a stilare uno “straccio” di bando, che poi non è difficile, è sufficiente ricopiare quello nazionale.
E poi arrivare al Comune di Viterbo, dove, la figura della consigliera con delega alle pari opportunità non esiste proprio, e dire che in consiglio, in maggioranza ci sono tante donne, che potrebbero assumere questo incarico. Capisco, anche qui’ non ci si guadagna niente, ma è essenziale.
Perché la suddetta consigliera non si deve limitare a fare due eventi all’anno in occasione di due ricorrenze. Occorre ricordare che nel nostro comune, la maggior parte di dipendenti sono donne, ed andrebbero supportare in tanti modi. Si potrebbe creare la consulta delle donne, si potrebbe sostenere azioni positive, si potrebbe creare un centro di ascolto. Io purtroppo non sono riuscita a farlo, ma non è stato un mio errore: “non si poteva urtare il manovratore”.
Mi auguro che il Sindaco Arena sia sensibile e capisca che le donne vanno aiutate e non ricordate, perché non servono monumenti alla “memoria” ma fatti concreti oggi.
Concludeva una nota poesia di Alda Merlini: “Sei bella e non importa che il mondo sappia, sei bella davvero, ma solo per chi ti sa guardare”.