Cronaca di un finale annunciato? Chissà. Certo è che i lavori per il completamento del terzo lotto di Belcolle sono stati fermati perché le ditte appaltatrici, riunite in un’Ati, non andavo né avanti né indietro. La Asl, a fronte dell’avanzamento delle opere di appena il 10 per cento rispetto all’80 preventivato e (dice) concordato, ha deciso la risoluzione del contratto. Ciò significa che passeranno mesi, forse qualche anno prima di rimettere mano alla pratica. In altre parole, Belcolle è destinato a restare ancora a lungo un’incompiuta nonostante le rassicurazioni secondo le quali così non sarebbe stato. Ci sarà tempo per cercare di dare una spiegazione plausibile a quanto accaduto, per ora non resta che prendere atto di una situazione che si evoluta esattamente al contrario di quanto sostenuto all’annunciata ripartenza del cantiere.
“La Asl di Viterbo – si legge in un comunicato – con delibera 2351 ha proceduto alla risoluzione contrattuale, per grave inadempimento, nei confronti dell’appaltatore dei lavori di completamento del corpo A3 di Belcolle: l’associazione temporanea di impresa composta dalle società Salc e Ircop. Le motivazioni che sono alla base di questa decisione gravosa e complessa fanno riferimento al mancato rispetto dei termini contrattuali nell’andamento dei lavori. Un ritardo che si è rivelato gravemente pregiudizievole per la realizzazione delle opere, nei tempi e nei modi previsti dal contratto di appalto e dal progetto esecutivo”.
E ancora: “L’Azienda si è trovata nelle condizioni obbligate di porre in essere la risoluzione contrattuale in danno, nonostante i tentativi messi in campo dalla direzione dei lavori per richiamare l’impresa appaltatrice ad effettuare tutto quanto necessario a garantire la puntuale prosecuzione del cantiere. Già nel mese di aprile, infatti, era stata avviata una analoga procedura di risoluzione contrattuale che l’azienda sanitaria non aveva portato a compimento a seguito della firma di un cronoprogramma da parte della ditta appaltatrice, con l’assunzione di impegni specifici, rivelati disattesi. Ad oggi, pur considerando gli imprevisti sopraggiunti dall’apertura del cantiere, il volume dei lavori portati a termine dalla ditta appaltatrice non supera il 10% del totale delle opere, a fronte di una proiezione, elaborata dai tecnici della Asl, di circa l’80% che, alla data odierna, sarebbero potuti essere comunque realizzati. Per tali motivazioni, la Asl di Viterbo avvierà tutte le procedure previste dalla normativa vigente nei casi di risoluzione contrattuale”.
Neanche la Asl può nascondere che quanto accaduto comporterà “un rallentamento al completamento di una opera pubblica di così grande rilevanza per tutto il sistema sanitario locale, ma, allo stesso tempo, è un atto di forte determinazione da parte dell’azienda rispetto al raggiungimento di un obiettivo che resta irrinunciabile. La Asl si è fissata tempi e modalità puntuali per l’esecuzione dei lavori. Il mancato rispetto degli stessi non può considerarsi, in alcun modo, giustificabile, né tantomeno accettabile. Per questa ragione la scelta della risoluzione contrattuale va interpretata come un ulteriore atto che conferma l’interesse da parte dell’azienda di completare le opere in corso. Il considerevole lavoro svolto, in stretta sinergia e collaborazione con la Regione Lazio, al fine di raggiungere un così importante risultato per l’intera provincia, non può essere dunque disperso e, per le stesse motivazioni, già richiamate nell’atto di risoluzione contrattuale, l’azienda si impegna a rinviare a un successivo provvedimento l’affidamento dei lavori di completamento del Blocco A3, assumendo l’impegno di privilegiare tutti i percorsi più celeri consentiti dalla normativa vigente”.