Dimostratisi delle vere e proprie pericolosissime trappole per l’incolumità degli autisti e dei passeggeri, erano finiti nei magazzini. Ma ora Francigena li vuole rimettere sulla strada. Trattasi dei tre autobus elettrici di proprietà del Comune, acquistati sette anni fa durante l’amministrazione Marini, la cui vita fu travagliata sin dall’inizio.
Circolarono per meno di un anno, dopodiché furono parcheggiati nei garage della società a causa delle proteste degli autisti e soprattutto dei rischi, conclamati, di incidenti derivanti dall’impianto di alimentazione. Di fatto, emerse che, percorsi pochi chilometri, quanto bastava per consumare l’energia presente nelle batterie, le stesse batterie non si auto ricaricavano. Risultato: impossibile terminare in sicurezza il tragitto stabilito. Per la precisione, accadeva che nel mezzo della corsa andasse in avaria il sistema elettrico e conseguentemente il mezzo non rispondesse più ai comandi. Lo sterzo si bloccava e idem accadeva al sistema frenante. Delle vere e proprie trappole, dunque, a fronte dell’ingente spesa sostenuta dalla giunta Marini. Qualcuno propose in seguito di sottoporli ad una profonda revisione, con tanto di cambio del sistema di alimentazione, ma ci si rese conto che la spesa non sarebbe valsa l’impresa.
Eppure, adesso, dopo sette anni di reclusione, simbolo di un incredibile fallimento amministrativo, si sta cercando di rimetterli in circolazione. Così hanno annunciato l’assessore Enrico Contardo e l’amministratore di Francigena Guido Scapigliati. Non curanti, però – obiettano – gli addetti ai lavori che sarà davvero molto difficile risolvere tutte le problematiche che ne decretarono la prematura uscita di scena. Tanto più se la spesa preventivata è di soli 25 mila euro, come gli stessi Contardo e Scapigliati hanno detto. Che dire? Allacciate le cinture…