
Dunque, il 18 ottobre, per iniziativa di Luisa Ciambella del Pd e su richiesta dei consiglieri di minoranza di Viterbo 2020 e M5S, in quinta commissione si svolgerà l’audizione del presidente di Talete Andrea Bossola, del sindaco Giovanni Arena e del presidente della Provincia Pietro Nocchi. All’ordine del giorno, come abbiamo detto ieri, il punto sulla situazione in cui versa la società di gestione del servizio idrico alla luce delle dichiarazioni di Bossola, in assemblea dei sindaci, secondo le quali, per evitare il fallimento della società, servono al più presto 40 milioni di euro, da trovare o attraverso soldi freschi, che ogni Comune deve sborsare in proporzione al proprio peso all’interno della compagine azionaria, o attraverso la cessione di quote ai privati (verosimilmente Acea).
In particolare, c’è un aspetto che però va chiarito: che fine ha fatto il finanziamento di Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) annunciato ormai quasi un anno fa dal vecchio Consiglio di amministrazione presieduto da Salvatore Parlato? Non si era forse detto che tramite quel finanziamento, da restituire a tassi agevolati, sarebbero stati effettuati gli investimenti necessari ad abbassare i costi di gestione del servizio idrico?
Di fatto, il meccanismo avrebbe dovuto funzionare così: prendo questi soldi, li investo ad esempio per rifare le reti colabrodo, sistemare i depuratori e magari pagare pure gli interessi passivi alle banche. Con gli utili indiretti che ne ricavo (i quali a livello contabile si traducono in minori uscite) ci vado a coprire la rata del mutuo fino a portare, nel giro di pochi anni, il bilancio in pareggio contestualmente all’estinzione del mutuo medesimo.
Dunque, ripetiamo, perché di quel finanziamento non si parla più? Cosa è successo nel frattempo?
Ma non finisce qui. A garanzia di quel finanziamento, sempre così si disse, furono aumentate le bolle dell’acqua con ritocchi compresi tra il 7 e il 15 per cento a seconda delle tipologie di utenza: Arera, fu spiegato, i soldi ce li dà solo se noi gli offriamo la certezza che le rate di restituzione saranno certe e regolari, circostanza che potrà concretizzarsi solo ritoccando le tariffe. A favore di questa tesi si schierò strenuamente, oltre che la Provincia (Nocchi), il Comune di Viterbo (Arena), che di Talete è il socio più pesante.
E’ questo il motivo per cui i due, Nocchi e Areno, adesso devono necessariamente spiegare ai cittadini come mai questi soldi non sono più arrivati. Devono dire perché non è stata mantenuta la parola. In alternativa, potrebbero essere accusati da chiunque di aver raccontato una balla; di aver messo cioè le mani nelle tasche dei cittadini a fronte di una vana promessa. Superficialità o incapacità?