E’ polemica dopo le dichiarazioni del presidente di Talete, Andrea Bossola, secondo il quale la strada che hanno i sindaci per la società è segnata: o ricapitalizzano o fanno entrare i privati. Sulla questione interviene Bengasi Battisti.
“Dalle dichiarazione di Andrea Bossola – dice l’ex sindaco di Corchiano – è evidente la sua visione privatistica della gestione del ciclo delle acque e la sua considerazione dell’acqua quale merce. Suggerisce, infatti, come uniche soluzioni alla necessità di ulteriori fondi: investimenti dal mercato o la impraticabile ricapitalizzazione a carico dei già difficili bilanci comunali . Questo significa vendere quote di Talete e destinare l’acqua del Viterbese nelle mani delle multinazionali immettendola nelle esclusive leggi di mercato e del profitto. Non è questo che le comunità del Viterbese hanno detto con il referendum sull’acqua pubblica e non è questo che la Regione Lazio ha affermato con la legge 5 del 2014 recependo quella straordinaria volontà popolare”.
“La terza via – continua – è scritta nella legge 5 del 2014, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale , purtroppo ancora inapplicata. La terza via che Bossola omette è ‘rivedere il modello di gestione’, cancellare l’esperienza Talete quale soggetto di diritto pubblico e introdurre un modello di gestione attraverso un soggetto di diritto pubblico. Solo un soggetto di diritto pubblico potrà ottenere quel sostegno economico , anche attraverso la fiscalità generale, necessario per rendere sostenibile una gestione del ciclo delle acque anche in quegli ambiti territoriali resi deboli dalla scarsità di popolazione e dalla qualità delle acque. I cittadini del Viterbese non potranno sostenere a loro esclusivo carico i costi della potabilizzazione per la presenza di arsenico o per lo sfavorevole rapporto tra lunghezza delle reti idriche e utenze. Il diritto di accesso all’acqua in quanto diritto inalienabile ha necessità di quella gestione solidale che colmi le debolezze e che solo un soggetto di diritto pubblico può garantire”.
“I cittadini con i loro sì all’acqua pubblica – conclude Bengasi Battisti – chiedevano questo e la politica con coraggio e coerenza dovrebbe affermarlo”.