Costretti dalla povertà e dalla disperazione a lavorare dall’alba al tramonto per una paga da miseria. Duecento euro al mese. Tanto li pagava l’imprenditore di Acquapendente arrestato dai carabinieri della compagnia di Montefiascone su mandato del pm Massimiliano Siddi.
E’ la triste storia dei richiedenti asilo ospiti del centro di accoglienza di Acquapendente. L’imprenditore, messo ai domiciliari, era già noto ai carabinieri di Montefiascone, infatti già in passato era stato sottoposto ad indagini per l’impiego di lavoratori a nero. Da quel momento però le forze dell’ordine non l’hanno mai perso di vista e alla fine hanno scoperto questa ultima deplorevole azione.
Dall’inchiesta è scaturito che la sua attività di sfruttamento di questi poveri diavoli si sarebbe svolta nei boschi di San Lorenzo Nuovo, Acquapendente, Grotte di Castro e Onano, proprio dove l’imprenditore era stato pizzicato la prima volta. Da qui l’intervento restrittivo. Dalle prime ricostruzioni, sembrerebbe che avrebbe arruolato i rifugiati senza alcun contratto, senza alcuna assicurazione indispensabile per un lavoro così pericoloso, né un’adeguata attrezzatura, ma sopratutto che li ricompensava con paghe da fame. Per lui l’accusa di violazione delle norme sul caporalato.