TRASMISSIONI, prima sezione di TEATRI DI VETRO, festival delle arti sceniche contemporanee 13^ edizione, è realizzata grazie al sostegno di MIBACT, Regione Lazio, Comune di Tuscania, Fondazione Carivit, ATCL, con la collaborazione di Periferie artistiche, Vera Stasi, Twain, Magazzini della Lupa e la partnership di Ventichiavi teatro, Tuscania Arte e del festival Quartieri dell’Arte.
Il progetto TRASMISSIONI mette attenzione sul tema della trasmissione in danza selezionando ogni anno tre coreografi molto diversi sul piano estetico, poetico e metodologico.
La 3^ edizione propone l’osservazione di sessioni di lavoro di Silvia Gribaudi, Chiara Frigo e Salvo Lombardo, indagando la relazione che ogni artista intrattiene con il tema del trasmettere e la connessione di tali impostazioni e metodologie con la ricerca e la creazione artistica personale.
In una residenza di cinque giorni a Tuscania (VT) i tre coreografi conducono ognuno uno stage con tre classi diverse di allievi, in tre luoghi differenti: Supercinema, Magazzini della Lupa, Ex Tempio Santa Croce.
Silvia Gribaudi lavora con danzatori performer e attori portando avanti, con il progetto Mon Jour Lab, la propria ricerca di “antropologia artistica” nel processo delle performing arts e dell’impatto sociale di ogni corpo e persona legato all’ambiente in cui vive.
Chiara Frigo condurrà il laboratorio Stato H_d che prende avvio dal processo artistico di Himalaya _drumming, una performance ispirata alla “Montagna” come archetipo universale del sacro, in un dialogo tra movimento, luce e suono. Il percorso di trasmissione, rivolto a danzatori e a performer con esperienza nel lavoro con il corpo, non verte sul trasferimento del materiale coreografico, bensì sull’esperienza intima necessaria a raggiungere uno stato performativo.
Salvo Lombardo avvia la sperimentazione della piattaforma Atrio invitando le performer Fabritia D’Intino e Margherita Landi a condividere una riflessione e un periodo di ricerca comune sui concetti di trasparenza\opacità e su come la loro opposizione sia (ancora) strumentale per la costruzione di narrazioni e immaginari etnocentrici di questo presente, che continua ad aggiornare, nelle raffigurazioni e nei discorsi, i “vecchi” modelli dell’Occidente coloniale.
Il 27 e il 28 settembre il progetto apre le sessioni di lavoro a osservatori esterni, addetti ai lavori e pubblico, proponendo in parallelo la visione di tre performance.
I due piani, la trasmissione e la creazione, evidenziano la complessità del fare scenico, esplicitano la processualità della creazione contemporanea, disegnando un paesaggio da osservare, predisposto allo sguardo di storici della danza, teorici, operatori dello spettacolo, critici, artisti, spettatori invitati negli ultimi due giorni di residenza a visionare i processi di creazione, al