“La globalizzazione non va combattuta, come teorizzano i populisti. Essa può infatti offrire delle grandi opportunità, che però – e questa è la sfida – vanno distribuite a tutti”.
Eccolo il pensiero dell’economista Luigi Marattin, prossimo capogruppo dei renziani alla Camera, protagonista della giornata di apertura della Scuola di politica del Centro studi Aldo Moro a Mugnano in Teverina. A margine dell’incontro, incentrato in forma di dibattito con il professor Mauro Paoloni, Marattin ha parlato anche della nuova formazione politica promossa dall’ex sindaco di Firenze: “Italia Viva – ha detto – non è un’operazione nata per aggregare pezzi di ceto politico, ma per dare un’altra offerta politica agli italiani. Ci sono due offerte politiche al momento: i sovranisti, che rifiutano la globalizzazione, e l’economia aperta. Poi c’è un’offerta politica che di fronte al cambiamento della globalizzazione ti dice che ti protegge. Manca secondo me un’offerta politica che dica che il mondo è cambiato completamente offrendo più opportunità che rischi”.
“L’operazione dell’uscita dal Pd – ha spiegato – è stata fatta adesso per fugare ogni dubbio sul sostegno a Conte. Se la facevi prima ci dicevano che volevamo più ministri. Se lo facevi dopo, ci dicevano che volevamo aprire la crisi. Farlo in questo momento significa dare la certezza di far partire meglio il governo. Dal lato politico diciamo una cosa diversa: questo Paese non ha mai affrontato il cambiamento necessario per entrare da protagonista nella globalizzazione”.
Marattin ha quindi parlato della necessità di pagare di più gli insegnanti, di ridurre le tasse e di investire nella meritocrazia. “Quando dicevo questo nel Pd vedevo gente che mi guardava in un modo un po’ strano”.