Da una parte c’è la società Fantaworld, dall’altra Fondazione Caffeina. In mezzo il Christmas Village, conteso da entrambe. All’interno della prima troviamo un gruppo di imprenditori che in buona sostanza sostiene di essere stato raggirato. Si tratta dei soggetti che hanno messo i soldi lo scorso anno, investendo nella manifestazione. Dentro la seconda c’è invece Filippo Rossi e il suo “giglio magico”. Loro, da quanto si apprende, hanno invece messo le idee. Al di là di come andrà a finire (vedremo cosa deciderà il giudice, che ha in mano tutte le carte), la vicenda (leggi) è alquanto inquietante.
Tanto per cominciare, si scopre che, oltre all’azione civile per tornare in possesso di beni che considera di sua proprietà, la Fantaworld ha promosso contro Caffeina anche un’azione penale, presentando una denuncia ad hoc. Sotto accusa il fatto che Rossi & C. avrebbero tenuto tutti all’oscuro della messa in liquidazione della Spazio Eventi, la società che ha gestito il Village nelle prime due edizioni, lasciando poi il posto nel 2018 proprio alla Fantaworld con l’intento di far incamerare a Caffeina capitali freschi. Dal canto suo, Filippo Rossi minaccia delle contro denunce come si comprende da un post su Facebook pubblicato ieri per illustrare il suo punto di vista. Post in cui ha tirato in ballo, udite udite, anche l’assessore Claudio Ubertini, presso il cui studio è domiciliata la Fantaworld: “E’ divertente scoprire che la società (la Fantaworld, ndr) che ha sede nello studio dell’assessore all’urbanistica Claudio Ubertini (via Genova 88) ha chiesto al Comune di fare il Caffeina Christmas Village che ho inventato io. Deciderò come reagire e tutelarmi”.
Ricapitolando: si litiga di brutto ed evidentemente lo si fa per interesse, per il controllo del business. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che, chi per un verso chi per l’altro, taluni personaggi di questa storia, oltre che imprenditori, fanno pure politica. E’ il caso di Filippo Rossi, ma anche (al di là dello stesso Ubertini, di cui sarà interessante scoprire il ruolo, ammesso che un ruolo ce l’abbia) di Giacomo Barelli, legale di Filippo Rossi nella causa intentata dalla Fantaworld e allo stesso tempo consigliere comunale. Qualcosa non torna.
Non torna come sia possibile che con tanta disinvoltura ci si muova dalla sfera pubblica a quella privata. Non torna come il pubblico, cioè la Regione e il Comune, che a vario titolo hanno sostenuto Caffeina, non abbiano ancora deciso di andare fino in fondo, prendendo le distanze da eventi sì importanti e popolari, ma pur sempre di natura privatistica e quindi animati dall’interesse. Non torna infine, e soprattutto, tutto questo gioco di scatole societarie e fondazioni in cui imperversano, come detto, personaggi che ricoprono o hanno ricoperto cariche pubbliche. No, purtroppo qui non torna quasi niente.