Il giovane e idealista Pietro Nocchi, colui che si fregia di essere campione della solidarietà, dell’accoglienza e del sostegno agli ultimi, non poteva fare una fine (politicamente parlando) peggiore di quella che ha fatto con questo progetto di dar vita in Provincia al grande inciucio con la destra.
Potremmo definirlo un’anima in pena o un’anima persa, il povero Nocchi. Di sicuro, per uno come lui non sarà facile guardarsi allo specchio la mattina: con quale faccia spiegherà che si è alleato con chi incarna valori che sono l’esatto opposto dei suoi? Con quale coraggio uno può privare la politica degli ideali in cui crede in nome di un potere che peraltro, nel momento stesso in cui arrivi a tanto, mostra tutte le proprie debolezze avviandosi verso un lento ed inesorabile logoramento?
Il presidente comunque ormai è nudo. L’attuale maggioranza in Provincia, solida è coesa, può benissimo andare da sola al rinnovo del Consiglio provinciale, orgogliosa del lavoro svolto. Dopo il voto – soltanto dopo il voto – se le elezioni la penalizzeranno, avrà tutto il tempo per cercare convergenze diverse sui problemi da risolvere. Farlo oggi, prima del tempo, significa per il Partito democratico svendere la propria storia, i propri valori e il proprio impegno. Rinunciare a combattere in nome di una poltrona traballante nulla ha a che vedere con la politica intesa come servizio ai cittadini.